Commento di Antonio Teseo
sulle ricerche storiche effettuate dall'amico Fabrizio Tricca
Secondo quanto asserito in un discorso del 6 agosto 1909 dall'illustre P. Francesco da Collarmele, eccellentissimo scrittore ed oratore, il S.S. dudario della Trasfigurazione del Volto di Cristo sarebbe arrivato a Manoppello nel mese di maggio del 1506.
Su
iniziativa del Rettore del Santuario, P. Francesco da Collarmele, in
data 6 agosto, viene affisso sulla facciata dell’antica casa del
Leonelli - visibile ancora oggi in Corso Santarelli, di fronte al portone della chiesa matrice di San Nocola di Bari spostato di una decina di metri sulla destra - la Lapide Commemorativa dei festeggiamenti
del 1906, dopo una commovente celerazione solenne.
DISCORSO DI PADRE FRANCESCO DA COLLARMELE
(6 Agosto 1909)
A cura di Fabrizio Tricca
A te, o Manoppello, cittadina ospitale, graziosa e gentile, il mio riverente saluto !
A te, che rifulgi per antiche grandezze religiose e civili, devotamente m’inchino ed altamente plaudo.
Tu,
o Manoppello amabile, formasti i sogni dorati della mia
fanciullezza, quando seppi che possedevi il sacro, inestimabile
Tesoro del Santo Volto; e, nella mia infantile semplicità, andavo
ripetendo: “Dunque si può vedere in questa terra Gesù Cristo? Oh
beato quel popolo che ne possiede le Adorabili Sembianze! “.
Tu
fosti il mio più santo ideale quando, indossando questo abito,
seppi che il Santo Volto si trovava nel Convento dei Cappuccini; tu
fosti il mio palpito più nobile negli anni del mio noviziato e dei miei
studi; e quando, nell’Ottobre 1898, celebrai la prima Messa, io volai
col pensiero a te, o gentile Manoppello, e per te fervidamente pregai!.
E
quando, nell’Ottobre 1901, camminai per la prima volta in questo
Corso, dedicato al Santarelli, io provai l’ebrezza della felicità; e
quando ascesi la collina del Santuario e fui davanti a quel
Beatissimo Volto, oh! lagrimai di tenerezza e di amore; e,
guardando un passato, e sia detto ad onore del vero, abbastanza
inglorioso ed un avvenire assai lusinghiero per quel Santuario,
esclamai nel silenzio del mio cuore:
“I tempi nuovi esigono una nuova forma di apostolato per questo Santuario”.
Amabile
Manoppello, accettalo il mio riverente saluto! Se io fossi un
poeta vorrei dedicarti le rime più belle e più sublimi, scelte sul
Parnaso e dettatemi dalle Muse; se io fossi un pittore vorrei
consacrarti i colori più vivi dell’iride sotto i puri raggi del
sole; se io mi potessi trasformare in un delizioso giardino a
te donerei i fiori più delicati e gentili; ma, non essendomi ciò
consentito, eccoti, eccoti il mio cuore, o graziosa e gentile
Manoppello; io ti amo assai!
II.
Questo
sfogo spontaneo del mio animo, o egregi Manoppellesi, improntato a
cordiale schiettezza, prende le mosse da un fatto singolare,
imponente, che non ha nulla che vedere con i tanti avvenimenti che si
svolgono nella linea ordinaria e naturale; ma che rientra, sotto i
suoi varii e molteplici rapporti, nella linea dello straordinario e
del soprannaturale. Potrà, è vero, la critica dei moderni filosofi,
sotto l’ombra del dubbio, gettare il discredito sopra questo fatto; ma
la storia di quattro secoli è lì per attestare, nel modo più chiaro e
lampante, che il Volto Santo di Manoppello è opera di Dio, e che la
sua prodigiosa venuta, come del resto la prodigiosa
conservazione di quel Velo, malgrado il dente edace del tempo che
tutto distrugge, sorpassa ogni umano evento, e ci dimostrano
eloquentemente il miracolo.
A
commemorare questo grande avvenimento è tutta intesa la presente
cerimonia, e quella Lapide marmorea , nel suo muto
linguaggio , mentre vi racconta , o Manoppellesi, una storia
di alta predilezione per voi da parte della Divina
Provvidenza, addita voi, al mondo civile e religioso, un
popolo fortunato, che possiede nel suo seno l’Immagine del Figlio di
Dio.
Se
non che un nome, dopo quello del Volto Santo, risuona venerato e
benedetto, e questo nome lo avete sempre sulle vostre labbra. Giù il
cappello, curviamo la fronte, e salutiamo col più profondo rispetto il
Dottor Giacomantonio Leonelli!…
Consentitemi
pertanto , o egregi manoppellesi , che io in questo
solenne festeggiamento, consideri il vostro Perinsegne Santuario
nel suo passato e nel suo avvenire, e ne tragga argomento per
migliorarne, nel più presto possibile, le sue sorti, giusta l’esigenza
dei tempi moderni.
III.
Signore e Signori.
Molteplici
sono le opinioni che si presentano circa la verace grandezza di un
popolo. Alcuni la ripetono dalla potenza del genio e dalla forza delle
armi, che gli fruttarono il grande dominio nel campo delle
scienze, delle lettere e delle arti, non che la conquista di
intere nazioni, sotto il fulgido vessillo di una vittoria
impareggiabile. Dicano altri che la verace grandezza di un popolo deve
ripetersi dall’elevatezza della mente, dalla magnanima nobiltà del
cuore, dalla saviezza delle leggi, dalla rettitudine del governo;
qualità sono queste, encomiabili, se volete, e che concorrono
ad accrescere il fulgore della grandezza.
Per
me sta invece che la verace grandezza di un popolo debba
ripetersi dalla sua storia religiosa, che vi dice tutto un poema della
sua gloria, e dei suoi incontrastabili trionfi.
E
Manoppello, altamente beneficata dal sorriso dell’Eterno,
accarezzata dal soave profumo dei fiori, coronata da ubertosi vigneti,
sotto l’ombra degli olezzanti oliveti, Manoppello, dico nella sua
storia religiosa, occupa un posto eminente. Tanto ci viene affermato
dalle Chiese Parrocchiali, dai Venerabili monasteri delle
Clarisse, dei Conventuali e dei Cappuccini, e dalle rinomate Badie di
San Liberatore, di Arabona e di Vallebona; ed i manoppellesi si fecero
mai sempre un dovere di professare alto e sentito il culto alla
Chiesa Romana, fonte inesausta di ogni verace grandezza.
Anche
nella storia civile Manoppello occupò sempre un posto
distinto; e le sue glorie letterarie ed artistiche sono di un valore
indiscutibile dal momento che parecchi figli illustri si dedicarono con
intelletto d’amore, alle scienze, alle arti, alle lettere e furono
di grande giovamento alla Chiesa ed allo Stato,
E
qui, per debito di giustizia, ricordo i nomi celebri ed
illustri del famoso Giureconsulto Bartolomeo Conti, dell’Abate
di Casauria, Leonate, che per la sua straordinaria sapienza, fu
degno della Porpora, del celebre filosofo e Dottore in Medicina
Nicolò di Manoppello, del Giureconsulto insigne e famoso
letterato, Francesco Saverio Scurci, dell’eccellente pittore Boezio
Leonelli, dell’esimio poeta Camillo Marinelli, ai quali fa corona
devota e gloriosa il celebratissimo Giovanni Antonio Santarelli,
allievo del divino Canova, che legò il suo nome a quello di
Accademie nazionali ed estere. Che se il velo della modestia non me lo
vietasse direi che anche oggi Manoppello, continuando le sue civili e
religiose tradizioni, consacra alla Chiesa ed alla patria, alle
scienze, alle lettere ed alle arti non pochi suoi diletti figli,
vanto, onore e gloria del suo natio e di tutta la regione abruzzese.
IV.
Ed
ora compiacetevi, o gentili manoppellesi, seguirmi col vostro
pensiero verso l’anno 1506. La Chiesa di Cristo, in quei tempi,
attraversava un brutto quarto d’ora, per la nascente eresia
Luterana, che minacciava la totale distruzione della cattolica fede.
Sulla cattedra romana sedeva Papa Giulio II, mentre la Diocesi di
Chieti era saviamente governata, dall’illustre Vescovo Giovan Pietro
Carafa, il quale, più tardi, fu meritamente elevato alla dignità
pontificale col nome di Paolo IV.
Fu
appunto quell’anno in cui Manoppello entrava in un novello ordine di
cose di gran lunga superiore alle umane, ordinarie vicende. L’eterno
Donator di ogni grazia e di ogni bene compiacevasi di un
glorioso figlio di questa terra fortunata, voglio dire Giacomantonio
Dottor Leonelli.
L’illustre
scienziato in medicina ed astronomia, Giacomantonio
Leonelli, era un’anima grande per la sublimità dei suoi pensieri e per
la vastità dei suoi affetti puri e santi; era una di quelle
anime, che pur vivendo in questa terra, conversano
continuamente col cielo, dove tengono rivolti i loro sguardi; in
breve il Leonelli non poteva non essere un’anima cara a Dio, il
Quale, col suo segreto celeste magnete, l’attirava sempre a sé.
Era
Maggio 1506; il sole volgeva omai al tramonto, un’aura leggiera,
mollemente agitava le corolle dei fiori e ne trasportava il soave
gradito profumo, ed una eletta e geniale comitiva di manoppellesi,
nella quale il Dottor Leonelli prendeva parte attiva ed intellettuale,
sedeva in amichevole conversazione, appunto, come vuole la pia
tradizione, in quella pietra rimasta, da quattro secoli, sacra ed
inviolabile per ogni manoppellese.
Quand’ecco,
nel meglio della conversazione, farsi innanzi un uomo
sconosciuto, dall’aspetto venerando, vestito a foggia di pellegrino,
come dice la storia, e, salutata, con garbo, la comitiva, fa cenno al
Dottor Leonelli, indicandogli dovergli comunicare cosa delicata e di
grande importanza.
Il
momento è solenne, o Signore! Che sarà mai ? Quali sono i segreti che
agitano quel pellegrino? Fortunata Manoppello; apparecchiati al
tripudio, alla gioia, all’esultanza, perché ne hai ben donde! Il
momento è solenne davvero! Giacomantonio Leonelli trovasi di fronte
allo sconosciuto pellegrino nell’interno di questa Chiesa Parrocchiale
di S. Nicola. Consolante spettacolo!
Il
buon pellegrino, consegnando al fortunato Dottore un plico,
gli dice queste memorande parole: “Prendi, o Giacomantonio, e
tieni molto cara questa devozione; perché Iddio ti farà molti favori, e
per essa ti renderà prospere le cose temporali e spirituali”.
O
fredde ceneri di Giacomantonio Leonelli, ravvivatevi pure in
questo momento, e ridonateci, sia pure per breve istante, la simpatica
e maestosa persona del Grande Cittadino manoppellese, che
riceveva, per il primo, Il Volto Santo di Gesù. Deh! vieni, o
anima grande, nobile e virtuosa di Giacomantonio Leonelli, parla
tu, in questo momento a questi illustri concittadini, ansiosi di
vederti e di ascoltare la tua parola.Narraci il grande avvenimento,
che oggi, dopo quattro secoli, commemoriamo; raccontaci i tuoi
palpiti, i tuoi sospiri, le tue lagrime di tenerezza, la tua
gioia ineffabile, il tuo indescrivibile contento. Qual cuore fu
il tuo, o fortunato Dottor Leonelli, quali pensieri ti
turbinarono nella mente, quando spiegasti il plico, e ti vedesti
la Sacratissima Effigie del Volto Santo? Ah fu tale e tanta
la salutare impressione che ricevesti nel riguardare la
sovrumana bellezza del Volto Santo di Gesù che desti in dirottissimo
pianto!
V.
Salve,
o terra santamente invidiata, o Manoppello gentile! Deh!
accogli i miei rallegramenti sinceri, le mie più vive congratulazioni
per essere stata fatta degna di tanta grandezza, di tanta
indiscutibile gloria! E di che temi? Di nulla devi temere dal momento
che possiedi un inestimabile Tesoro, una ricchezza che non ti venne
dalla terra, ma ti fu donata dal cielo.
Caro popolo diletto – Di un tal Bene possessor – Scaccia pure dal tuo petto – Ogni pena, ogni timor.
Sono
già quattro secoli, o Signori; e mentre il dente edace del
tempo, che tutto distrugge, abbatte, rovina ed incenerisce, non
escluse le più temute monarchie, gli scettri più potenti, tuttavia
un esilissimo Velo, quasi diafano, ritraente al vivo le amabili
Sembianze di Cristo, si resta immutabile, indistruttibile, sfidando
ognora le ire del tempo sterminatore. In quattro secoli, infatti,
quante nobili istituzioni non sorsero, quanti allori non si
mieterono nei campi di marte; quanti nuovi sistemi nel campo
scientifico, quanti grandi conquistatori non apparvero sulla terra a
riscuotere il plauso, non sempre onesto, di frenetici ammiratori? Ah!
fu come un lieve rumore di una sola giornata che fuggì presto, fu come
un lampo di sinistra luce apparso in un cielo nebuloso, fu come un
fiore di primavera, che, superbo al mattino, declinò e morì in sul far
della sera. Non così il Santuario di Manoppello, che, posto
sull’amena collina, come faro luminoso degli Abruzzi e dell’Italia
tutta, a sé attrae le anime dei credenti e dei non credenti; si,
anche di quelli che negano Dio, che non hanno fede; i quali, loro
malgrado, alla vista del Volto Santo sono costretti ad
esclamare:
“Bisogna credere!”.
Fin
qui, egregi manoppellesi, rifeci alquanto la storia del vostro
Santuario; ed ora mi sia lecito rivolgere ansioso lo sguardo
all’avvenire del Santuario medesimo per delinearvi quello che si
può fare e deve farsi ad ogni costo, per migliorarne le sorti.
Il
vostro Santuario, Manoppellesi, è della più alta importanza
data la grande importanza del Divino Sembiante, che, quale
tesoro nascosto, esso racchiude. Posso affermarvi, senza tema di
smentita, che esso può gareggiare con i più celebrati d’Italia e
di fuori. E chi oserà metterlo in dubbio? Se non che,
confessiamolo schiettamente – e qui mi sanguina il cuore – lo
straniero, non trova la maestà di un Tempio, quale si conviene ad
un Santuario, ma un’oscura edicola che fa grande e orribile contrasto
con la Miracolosa Effigie che in sé racchiude. In quattro secoli,
nulla, ma proprio nulla si è fatto perché il Volto Santo di
Manoppello avesse oggi un Tempio dove spiccassero, come un tutto
armonico, l’architettura, la scultura e la pittura, che sono come
l’indice della civiltà di un popolo. Di chi la colpa di questo,
direi quasi, imperdonabile trascuratezza? Io, per me, provo delle
difficoltà a darne un qualsiasi giudizio; tanto più che i nostri più
cari antenati dormono il sonno della pace e riposano in seno a Dio.
Pace sepultis.
VI.
Quello
che io posso assicurarvi, e posso anche garantirvelo, si è
che nel vostro Santuario può sperarsi un migliore avvenire. E
come no? Non parlano forse, nel modo più eloquente, i fatti recenti?
Chi poteva mai sperare di vedere realizzata l’idea di un organo
monumentale con la nuova facciata dell’esistente Chiesa, per le
quali opere grandiose si spesero circa lire dieci mila? Eppure oggi è
un fatto compiuto, che desta l’ammirazione dei visitatori lontani e
vicini. E qui non posso non mandare una parola di alto encomio al
solerte Comitato per L’Organo Monumentale, ed al Presidente di
essa D. Nicola Marinelli, il quale mostrò tutta la sua energia in
un’opera tanto benemerita. Chi mai poteva sperare di ricordarsi
il solenne, indimenticabile festeggiamento del IV° centenario, per
il quale si spesero dalle quindici alle venti mila lire? Eppure
oggi è un fatto compiuto, ed il IV° centenario del 1906 rimarrà
memorando negli annali della vostra cittadina, o manoppellesi! E qui
adempio ad un mio dovere di prodigare il plauso più schietto e sentito
all’instancabile Comitato per le feste centenarie ed all’Ill.mo D.
Serafino Avv. Cav. De Tiberiis, che ne fu l’anima, e mostrò tutta la
sua energica operosità, continuando così le cristiane tradizioni di sua
famiglia. Chi mai poteva sperare di ricordarsi in Manoppello un
Giornale del Volto Santo, che ne fosse come l’Organo, che diffondesse e
divulgasse ovunque i miracoli, le grazie della Prodigiosa Divina
Effigie, e ne propagasse ovunque la conoscenza? Eppure oggi è un fatto
compiuto. Il Periodico “ Il Volto Santo ” percorre da capo a piedi
la nostra Italia; è, nei suoi quattro anni di vita, ha reso pubblica
ragione il vostro Santuario, estendendone in modo meraviglioso la
conoscenza, e mostrando con prove irrefutabili che il Sacro Velo
non è opera di uomo, ma opera di Dio. E qui io, in qualità di
Fondatore e Direttore di esso, chieggo venia a voi tutti, o
gentili manoppellesi, se, data la mia ben nota nullità, non posso
fare di più e meglio ancora.
VII
Posto,
o Signori, questi fatti che non si possono negare, e che
rilevano altresì un meraviglioso progresso del Santuario, chi di voi
dirà essere impossibile l’erezione di un Nuovo Tempio al Volto Santo?
No, no, niente è impossibile a chi vuole ed a chi potentemente
vuole; tutte le più grandi difficoltà saranno superate da volontà unite
e compatte che giurano la realizzazione di un nobile e santo ideale.
Manoppellesi!
Pronunziate, orsù, la potente ed energica parola: Vogliamo! Vogliamo
il Nuovo Tempio del Volto Santo! Oh come mi consola questa vostra
parola, che fa eco a quella, tante volte, da me ripetuta nel silenzio
claustrale della mia cameretta! E forse che non merita il Volto Santo
una nuova e più degna abitazione della presente? Orsù, avanti, egregi
manoppellesi, contribuite con le vostre offerte all’erezione ed
allo splendore del Nuovo Tempio, e voi affermerete la legittimità e
la santità di una delle vostre più grandi glorie, e sarà come una
sublime risposta all’invadente empietà che tenta tutto demolire, e
trono ed altare. E non vi accorgete come oggidì si elevano monumenti ad
uomini nefasti, il cui merito fu di trarre profitto dalle sventure
di una nazione e di spargere nei campi di battaglia il sangue umano? E
perché non potreste voi, si voi, o Manoppellesi, concorrere con offerte
pienamente volontarie all’erezione di un grandioso monumento, che
pubblicherà la purissima gloria di Colui, il cui Volto adorabile è la
sorgente della vostra gloria, della vostra grandezza? Le mura
del Nuovo Tempio , innalzandosi lentamente e tranquillamente
verso il cielo , annunzieranno a tanti popoli, che invidiano
alla vostra sorte, che voi amate con sentimento il progresso
del Vostro Santuario, e che sapete bene accoppiare: Fede e civiltà,
Religione e Patria.
Non
rare volte avviene però che nei nobili e grandi ideali nascono delle
diffidenze e degli sconforti, capaci di troncarne di botto le più
energiche iniziative. Tanto avviene allorché si parla, in pubblico
ed in privato, di migliorare le sorti del Santuario.
Spesso
e volentieri si ripete al riguardo: “Oh! se ci si pensava 30, 40, 50
anni prima, a questa ora il Santuario di Manoppello godrebbe davvero
una celebrità mondiale, ma ora è troppo tardi!… ” Troppo tardi? Non è
più il tempo? Ma che dite mai, o amabili manoppellesi? Dite piuttosto
che sono maturi i tempi per un’opera altamente benefica per la Religione
e per la civiltà. Noi, figli devoti del secolo vigesimo, figli della
luce elettrica, del telefono, del telegrafo senza fili, del
fonografo, dell’aeroplano, figli di una incontrastabile civiltà e di un
incontrastabile progresso, noi, dico, tutto possiamo ottenere oggi per
migliorare le sorti del Santuario di Manoppello.
VIII.
Ed
ora un augurio: Che la mia grande iniziativa d’erigere un Nuovo Tempio
al Volto Santo divenga, quanto prima, un fatto compiuto e desti
l’ammirazione non soltanto dell’Italia ma di tutta l’Europa.
Che
la vostra Manoppello, nel nome augustissimo del Volto Santo, si
circondi ognor più di luce, di amore, di grandezza e di gloria: che sia
fatta subito degna di accogliere, con la ben nota ospitalità,
grandi personaggi d’Italia e di tutta l’Europa, i quali, attratti
dallo splendore del Nuovo Tempio, vengano a deporre l’omaggio della
loro devozione ai piedi del Volto Santo. E’ questo il mio augurio, o
egregi manoppellesi, e voi degnatevi di accoglierlo, perché fatto a
voi con sentimento di stima e di rispetto.
Ed
ora uno sguardo a quella Lapide commemorativa: essa, nel suo muto
linguaggio, vi racconta quattro secoli di grande predilezione da
parte della Divina Provvidenza verso di voi. Abbiatela in grande
venerazione quella Lapide, la quale, nella sua freddezza marmorea,
ha sempre la potenza di strappare dal vostro cuore un sospiro, dai
vostri occhi una lagrima. Additatela ai vostri figli, ai vostri nipoti,
specie nell’ora dell’infortunio e delle lagrime. In quella
Lapide voi vi leggete, oltre quello dell’adorabilissimo Volto
di Gesù, un nome degno della vostra venerazione e del vostro
rispetto, dico il nome del vostro avo glorioso, Giacomantonio Dottor
Leonelli. Che il suo spirito aleggi sempre intorno a voi, e vi
sia di grande eccitamento a percorrere, in aria di trionfo, nella
via delle più spiccate virtù religiose e civili.
Un
altro nome voi leggete in quella Lapide, ma è un nome povero
abbastanza ed oscuro. Esso però vi dimostra, nel più ampio
significato, quanto io ami il benessere del vostro Santuario e del
vostro paese. E quando saprete che il Padre Francesco da Collarmele è
passato nel numero dei più, compiacetevi di ricordarvi di lui nelle
vostre preghiere.
In
fine, manoppellesi amabili, abbiatevi i miei più vivi
ringraziamenti, per avere corrisposto pienamente al mio caldo appello, e
ciò per me è una prova che io godo la vostra stima ed il vostro
affetto.
Vivissimi
giungano e graditi i miei ringraziamenti all’ Ill.mo Signor
Sindaco ff. D. Edoardo De Blasiis ed a quei Consiglieri Comunali,
che vollero onorare di loro presenza questa bella cerimonia, che
ha tutta l’espressione di una vita nuova per il Santuario di
Manoppello.
Salve ancora una volta, o Manoppello amabile, cittadina ospitale, graziosa e gentile, accogli il mio riverente saluto.
Salve, salve!…
P. FRANCESCO DA COLLARMELE
CAPPUCCINO