Ecco come con il beneficio d'inventario secondo me fu ridimensionato il sudario di Manoppello nel XVII ad opera del cappuccino P. Clemente da Castelvecchio. Egli, per estrarre dal telo di cm 105 x 105 il Volto Santo che misura cm 17 x 24, avrebbe effettuato con le forbici otto tagli a forma di croce allineandosi con ogni spigolo che contorna l'immagine.
Oltre alle linee relative ai tagli che confluiscono al centro, nella ricostruzione grafica in scala 3D ho anche riprodotto nel sudario diversi strappi, alcune lacerazioni che furono provocate perlopiù da tarli e tignuole, nonché un riritaglio di una striscia di porzione della reliquia che il dottor Donat'Antonio De Fabritiis quasi sicuramente avrebbe voluto conservarsi con devozione.
Poiché il bisso, seppure un po' aggrinzito, era stato disteso su un piano per essere ridimensionato e pertanto non si mostrava filtrato dai raggi di una fonte luminosa, nell'elaborazione grafica è stato allora da me rappresentato con il colore rassomigliante alla fibra naturale grezza del lino e non con una tonalità biancastra che avrebbe reso l'idea della trasparenza del sudario se si fosse trovato esposto ai raggi diretti di una luce.
Alcuni passaggi significativi ripresi dalla Relathione Historica di P. Donato da Bomba (1640) che spiegano il lavoro da me pubblicato:
"Ma poiché le cose di questo mondo sono più variabili della luna, accadde che il detto
Pancrazio che aveva sottratto la Ss. Immagine, ritrovandosi carcerato nella Regia Udienza
della Città di Chieti, bisognoso di denari, scrisse alla moglie Marzia che vendesse o
impegnasse qualsivoglia cosa di casa, in particolare gli accennò la Ss. Immagine (diceva
questo perché sapeva che molti la desideravano), e gli mandasse denari per uscire dalle
carceri. Andò dunque la buona e semplice donna al Dottor Donat’Antonio De Fabnitiis
della medesima terra di Manoppello (uomo non meno dotato di religiosa pietà che il
sopraddetto Giacom’Antonio Leonelli), e portandogli la Ss. Immagine lo pregò da
parte di suo marito che se la comprasse, o se la pigliasse in pegno finché suo marito
ritornasse, ponendo in sua podestà il prezzo e la quantità di ciò che dare gli voleva;
il quale, desideroso di avere in casa sua sì grande e prezioso tesoro, diede alla Donna
quattro scudi corrispondenti a circa lire venti correndo gli anni del Signore 1618, e
prese la Santissima Immagine senza vederla, né svolgenla. Partita poi la donna con i
quattro scudi, e, disbnigato gli affari in cui era occupato nell’ora del contratto,
tutto allegro e festoso l’avventurato Donat’Antonio per sì bella compra,
spiegò l’Immagine la quale era nel mezzo di un velo quadrato e tutto trasparente per
la rarità della tessitura, dalla grandezza di quattro palmi da ogni lato, trovò che il
velo, per essere stato malamente tenuto e conservato, dopo che fu pigliato dalla casa
Leonelli, era tutto stracciato, lacerato, e da tignole e tarli mangiato, totalmente
corrotto, che quasi era ridotto tutto in polvere; e quelli pochi stracciarelli rimasti
pendenti, non aspettando esser toccati, da se stessi cadevano in terra, fuorché la
SS.
Immagine, la quale sebbene era alquanto denigrata, e molto aggrinzata, era nondimeno nel
resto tutta bella, intatta, e senza corruzione alcuna. Restò quasi attonito lo spirituale
mercante a prima vista, e non poco rincrescimento ebbe per la perduta spesa dei quattro
scudi che aveva fatto in cosa così corrotta e mal tenuta; e postala da parte, come cosa
inutile e da niente, pensava (come se fosse stato burlato) di restituirla a chi venduta
glie l’aveva, e riavere i suoi danani.
Stando dunque in simili pensieri, vi capitò il Padre Presidente del convento dei PP.
Cappuccini, che allora si fabbricava in detta terra di Manoppello, il P. Clemente da
Castelvecchio Sacerdote, persona molto sagace e accorta, col quale dolendosi di sì bella
mercanzia che fatto aveva, gli scoprì anche i pensieri che aveva di restituirla, per
riavere i suoi denari. Il Padre, inteso il caso, e vista la bellezza e la qualità
dell’Immagine s’intenerì tutto di dentro, s’inginocchiò, l’adonò, e
con molta efficacia esortò Donat’Antonio a non restituirla, che se quella persona
avesse voluto più denari più glie ne avesse dato, non trovandosi al mondo prezzo
equivalente per pagana; e che il restar la Ss. Immagine così bella e dalla corruzione
intatta era stata cosa miracolosa e particolare provvidenza d’Iddio. Per lo cui sano
e spirituale consiglio, quietandosi il Dottore, si chiamò contento, e poco ancora gli
parse il prezzo delli quattro scudi. Onde l’istesso P. Clemente, pigliate le forbici,
tagliò via tutti quelli stracciarelli d’intorno, e punificando molto bene la
SS.
Immagine dalle polveri, tignuole e altre immondizie, la ridusse alla fine come adesso
appunto si trova."
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