Se la Sindone e il Volto Santo di Manoppello sono le vere reliquie di Gesù (cosa per me altamente probabile) è allora questo il Volto sfigurato dal sangue della Passione che deriva dalla loro sovrapposizione. Si fa presente a tutti coloro che per la prima volta si sono collegati in questo blog e che quindi non hanno ancora letto i post precedenti, che il Volto Santo di Manoppello non solo completa l'aspetto del Volto della Sindone, ma reca con sé anche i segni della risurrezione particolarmente evidenziabili quando l'immagine è illuminata frontalmente con sfondo scuro retrostante.
L'elaborazione è stata realizzata da Antonio Teseo, esperto in grafica 3D.
Nella foto appena sotto vediamo la pergamena della lettera di Silvestro conservata nella biblioteca del Comune e dell'Accademia Etrusca di Cortona.
Silvestro, denominato in latino "magister Silvester de Adria" nel 1300 era scriptor di papa Bonifacio VIII. Il 22 febbraio, festa della cattedra di San Pietro, scrisse questa lettera rivolta all'intera cristianità in cui si annunciava il primo giubileo della storia in Roma. La pergamena riporta la miniatura con il Volto Santo tra gli apostoli Pietro e Paolo raddoppiato, nella parte alta e nella parte bassa in maniera speculare, per indicare lo specchiarsi della verità nell'immagine del Volto di Cristo incarnato. Impressa su un sudario, la S. Effigie si vedeva proprio come in uno specchio da un lato e dall'altro (diapositività del Volto Santo di Manoppello).
Qui possiamo osservare un romeo che porta il cappello con raffigurato il Volto Santo: particolare del "Trionfo della chiesa militante" (1366-67) di Andrea Bonaiuto, chiesa di S. Maria Novella, Firenze. Nel Medioevo, non essendoci la fotografia, erano allora i pittori a raccontare gli eventi di quel tempo con le loro opere.
Anche Dante e Petrarca furono tra i pellegrini che si recarono a Roma per venerare il Volto Santo. All'epoca la reliquia era chiamata Veronica o Sudarium Christi.
Come ci attestano i due sommi poeti, lo scopo dei pellegrini non era tanto quello di vedere il papa o pregare presso la tomba degli apostoli, ma quanto di ammirare l'immagine di Dio incarnato nella figura del Cristo: canto XXXI del Paradiso, versi 103/108, in cui Dante ci descrive il senso di commozione che attanagliava il pellegrino alla vista della reliquia: "...colui che forse di Croazia / viene a veder la Veronica nostra / che per l'antica fama non sen sazia / ma dice nel pensier, fin che si mostra / Segnor mio Iesu Cristo, Dio verace, / or fu sì fatta la sembianza vostra?" Ed ancora Dante (Vita Nova XL 1) "...per vedere quella immagine benedetta, la quale Iesu Cristo lasciò a noi per esempio de la sua bellissima figura…"; Petrarca (Canzoniere, XVI) "…et viene a Roma, seguendo 'l desio / per mirar la sembianza di colui / ch'ancor lassù nel ciel vedere spera".
Lo specchiarsi della verità nell'immagine del Volto Santo (come ho accennato sopra per la pergamena della lettera di Silvestro) fu già tema di rappresentazione nella miniatura del codice Skylitzes, risalente al tardo XI secolo, conservato nel museo di Madrid.
Nell'anno 944, il Patriarca di Costantinopoli presenta il Sacro Mandylion all'imperatore d'Oriente Romano I Lecapeno.
Nel rappresentare la scena, l'artista, oltre a raffigurare l'imperatore avvolto da un lungo telo che rimanda alla S. Sindone di Torino, ha voluto raffigurare anche l'immagine impressa sul sudario col quale il sovrano, appoggiandovi il viso, ci si specchia per meditare sulla verità del Verbo Incarnato. Il miniaturista, per distinguere il lenzuolo dal sudario, ha dipinto quest'ultimo con delle frange ai lembi.
Con la scoperta della stampa furono tante le riproduzioni della Veronica (Volto Santo di Manoppello) inserite nei Libri d'Ore, o Messali
In quest'ultima raffigurazione vediamo una delle tante riproduzioni del sudario di Manoppello (in alto) insieme al lenzuolo di Torino (in basso)
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