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MISERICORDIAE VULTUM IN AETERNUM ADOREMUS

MISERICORDIAE VULTUM IN AETERNUM ADOREMUS

.."[O Dio] continua ad effondere su di noi il tuo Santo Spirito, affinché non ci stanchiamo di rivolgere con fiducia lo sguardo a colui che abbiamo trafitto: il tuo Figlio fatto uomo, Volto splendente della tua infinita misericordia, rifugio sicuro per tutti noi peccatori bisognosi di perdono e di pace nella verità che libera e salva. Egli è la porta attraverso la quale veniamo a te, sorgente inesauribile di consolazione per tutti, bellezza che non conosce tramonto, gioia perfetta nella vita senza fine .."
(PAPA FRANCESCO)




Fotomontaggio realizzato da Antonio Teseo
LA DIAPOSITIVITA' NEL SUDARIO DI CRISTO DEL SANTO VOLTO DI MANOPPELLO

La diapositività nel Volto Santo di Manoppello

La diapositività nel Volto Santo di Manoppello
LE PIEGHE DEL S.S. SUDARIO DI CRISTO DEL VOLTO SANTO DI MANOPPELLO RINTRACCIABILI NELL'IMMAGINE DELLA S. SINDONE DI TORINO.
SOVRAPPONENDO AL COMPUTER LA FIG. 1 DELLA S. SINDONE ALLA FIG. 3 DEL VOLTO SANTO DI MANOPPELLO, MEDIANTE L'UTILIZZO DI UN FILTRAGGIO IN GRAFICA DI RAFFORZAMENTO DI CONTRASTO VIENE ALLA LUCE IL VOLTO CRUENTO DELLA PASSIONE DEL REDENTORE "FIG. 2". NEL VOLTO TRASFIGURATO DELLA FIG. 3, RITROVIAMO LE TRACCE EMATICHE APPENA PERCEPIBILI PERCHE' SI ERANO ASCIUGATE SUL VOLTO DEL RISORTO. ESSE SI PRESENTANO ANCHE EVANESCENTI, COME MACCHIE IMPRESSE SUL SUDARIO, PER LA SOVRAPPOSIZIONE ALLE STESSE DELLA LUCE DEL PADRE PROVENIENTE DALLA DIREZIONE IN CUI GUARDANO I MIRABILI OCCHI DEL SALVATORE.

Le pieghe del S.S Sudario di Cristo del Volto Santo di Manoppello rintracciabili nella S. Sindone

Le pieghe del S.S Sudario di Cristo del Volto Santo di Manoppello rintracciabili nella S. Sindone
IL VOLTO CHE HA SEGNATO LA STORIA

Lavoro realizzato in grafica da Antonio Teseo da vedere
con gli occhialini rosso-ciano.
L'animazione si è resa necessaria aggiungerla perché per me rivela i caratteri somatici di un uomo ebreo vissuto poco più
di 2000 anni fa.

L'IMMAGINE CHE HA SEGNATO LA STORIA

Il Miserere del celebre maestro Giustino Zappacosta (n. 1866 - m. 1945) che si canta ogni Venerdì Santo in processione a Manoppello

Giustino Zappacosta è ritenuto uno dei più grandi compositori abruzzesi vissuti a cavallo della seconda metà dell'800 e la prima metà del 900. Allievo del professore e direttore d'orchestra Camillo De Nardis nel conservatorio a Napoli, il compositore di Manoppello divenne maestro di Cappella del duomo di Chieti e insegnante nella badia di Montecassino dove gli successe il maestro Lorenzo Perosi. Nella ricorrenza del IV centenario dalla venuta del S.S. Sudario di Cristo del Volto Santo a Manoppello (1908), il sullodato professor Zappacosta, in arte G. Zameis, diresse il Coro della Cappella del Volto Santo composto dalle voci maschili addirittura di cinquanta elementi.
Tra le più belle opere del musicista ricordiamo:
Musiche sacre - il Miserere, che tradizionalmente si canta a Manoppello durante la processione del Venerdì Santo e che sentiamo nel video; Inno al Volto Santo, melodia che si esegue durante le feste in onore del Sacro Velo al termine della Santa Messa; Vespro festivo a tre voci, dedicato al maestro Camillo de Nardis; Te Deum; Missa Pastoralis "Dona nobis pacem" per coro a due voci e organo; Novena a S. Luigi Gonzaga, a 2 voci con accompagnamento d'organo o armonio.
Romanze - Spes, Ultima Dea; Quando!; Occhi azzurri e chioma d'oro; Vorrei; Tutta gioia; Polka - Un ricordo abruzzese, romanza dedicata alla sig.na Annina de Nardis, figlia del suo maestro Camillo de Nardis; Una giornata di baldoria - composizione di 5 danze: Nel viale - marcia; In giardino - mazurka; Fra le rose - polka; Sotto i ciclamini - valzer; Sul prato - dancing.

Il celebre compositore abruzzese, Francesco Paolo Tosti, oltre ad elogiare le grandi virtù di G. Zappacosta come compositore, lo definiva anche un eccellente organista e un virtuoso pianista. Nel libro intitolato "Immagini e fatti dell'Arte Musicale in Abruzzo" il maestro Antonio Piovano descrive le alte doti musicali del musicista di Manoppello a pag. 85.




L'ora in Manoppello:
METEO DAL SATELLITE

A sinistra, visione diurna in Europa; a destra, visione all'infrarosso.
Sotto, Radar, con proiezione della pioggia stimata: visione Europa e visione Italia.
Nel vedere l'animazione delle foto scattate dal satellite ogni 15 minuti, aggiungere 1 ora con l'ora solare e 2
ore con quella legale all'orario UTC.
Premendo F5, si può aggiornare la sequenza delle immagini, dopo che magari è trascorso del tempo.




www.libreriadelsanto.it
CONTEMPLAZIONE DEL S.S. SUDARIO DI CRISTO CON IMPRESSO IL VOLTO SANTO DI MANOPPELLO.
NELL'ULTIMA SCENA DEL VIDEO TROVIAMO IL SUDARIO CON IL COLORE VIRTUALE DEL BISSO DI LINO GREZZO CHE NELLA TOMBA AVREBBE RICOPERTO IL VOLTO DI GESU' DOPO LA SUA MORTE. SECONDO UNA MIA ACCURATA RICERCA, LE MISURE ORIGINALI DEL TELO DI MANOPPELLO, PRIMA ANCORA CHE FOSSE RITAGLIATO NEL XVII SECOLO, ERANO ESATTAMENTE DI 2 CUBITI REALI X 2 (MISURA STANDARD UTILIZZATA DAGLI EBREI ALL'EPOCA DI GESU' PER DETERMINARE LA GRANDEZZA DEL SUDARIO SEPOLCRALE CHE VENIVA USATO PER ORNARE SOLO DEFUNTI RE O SACERDOTI).
NEL GIORNO DELLA SANTA PASQUA DEL SIGNORE, SUL VELO SAREBBERO APPARSE OLOGRAFICAMENTE IN SEQUENZA, IN UN SOLO LAMPO DI LUCE, LE IMMAGINI CHE VEDIAMO INVECE SCORRERE LENTAMENTE IN SEI MINUTI DI TEMPO.



CONTEMPLAZIONE DEL SUDARIO DI CRISTO CON IMPRESSO IL VOLTO SANTO DI MANOPPELLO

IL VOLTO DI CRISTO TRASFIGURATO DALLA LUCE DEL PADRE

Lavoro eseguito in grafica 3D da Antonio Teseo da vedere con gli occhialini colorati rosso/ciano.
L'animazione virtuale del volto è servita per definire al meglio i lineamenti somatici che, come vedete, secondo uno studio antropologico è di una persona ebrea vissuta poco più di 2000 anni fa. Si tratta della sembianza di Gesù, modello per l'iconografia.

lunedì 30 gennaio 2012

Perché mi sono convinto che il Volto Santo di Manoppello e la S. Sindone di Torino sono le vere reliquie del Signore

Post in costruzione.
Gli aggiornamenti in questa pagina sono apportati con dei copia e incolla di alcuni articoli pubblicati in questo blog. L'autore è consapevole che il contenuto della relazione di studio può presentare alcune ripetizioni, le quali, però, forniscono sempre qualche nozione in più rispetto ad un'argomentazione già letta sopra. Per l'autore, il lettore deve essere sempre attento ed attivo - e mai passivo - nell'aggiornarsi, perché allo stesso tempo può anche ripassare alcune spiegazioni che magari ha già dimenticato.   

 
di Antonio Teseo

Nella mia ignoranza, quando seppi che Dante e Petrarca avevano narrato in alcune delle loro opere dell'esistenza di una reliquia sulla quale era impressa la vera sembianza del Signore - nel medioevo il reperto sacro si trovava a Roma e si chiamava Veronica - mi venne subito da pensare che per questa loro convinzione i due sommi poeti se ne fossero a dir poco usciti fuori di testa. Poi, però, alcuni giorni dopo, mi posi questa domanda: "E se invece era il Volto Santo la reliquia di cui avevano parlato?".

Dovete sapere, che noi cittadini di Manoppello non abbiamo una devozione per così dire semplicistica per questa Sacra Immagine. La nostra è una certezza di fede che la figura sia "il Risorto che ci appare nella Sua Luce". Proviamo la sensazione che il Santo Volto ci si materializzi dietro il bisso e che poi lo guardiamo in trasparenza. Quando lo contempliamo in preghiera, ci sentiamo come se il Signore con la sua espressione di Mitezza, di Grazia e di Misericordia ci parlasse nel cuore e nell'anima. Insomma, per il manoppellese il Volto Santo è un amico intimo con cui ci si confida, sia nei momenti felici, per ringraziarlo, sia nei momenti di difficoltà, per chiedergli aiuto. Il nostro spirito in questo caso si apre a Lui e riceve lo Spirito Santo che ci dà la forza per la fede e ci guida. Le nostre preghiere si concludono sempre ringraziando Dio con lodi e gloria, dopodiché ci sentiamo tutti rigenerati, risorti.

A Roma, i canonici di San Pietro espongono una volta l'anno in questa basilica un'immagine chiamata ancora Veronica. Sappiamo per certo che essa risulta essere ossidata dal tempo (caratteristica questa di una raffigurazione pittorica deterioratasi) e che non ha la proprietà di rendere visibile la sembianza di un volto, tantomeno quella di Gesù, e di conseguenza di non essere "l'Acheropita" ovverosia il prototipo per l'arte delle icone raffiguranti il Cristo realizzato dall'arte divina, o meglio, dalla Sapienza del Signore. A proposito di questa chiamiamola così icona, che vediamo sotto, c'è da dire che è definita da una copertura laminata in oro (peculiarità che ritroviamo nelle icone bizantine) lavorata per fare apparire i capelli e la barba a punta ad una raffigurazione stilizzata che forse un tempo era di Gesù. Da ciò, allora, possiamo desumere, che questa probabile figura fosse una delle tante acheropite sparse per il mondo, in quanto in un'epoca lontana (esattamente dopo la metà del tardo medioevo) essa evidentemente fu attinta dal Volto dei volti: per un canone voluto dalla Chiesa, sarebbe stata santificata e pertanto dell'archetipo ne avrebbe assunta la stessa sostanza (Concilio Niceno DS 601 Sessione VII del 13 ottobre 787) .






Se ci rifacciamo a ciò che invece sapevano Dante e Petrarca della reliquia più importante della cristianità, cioè che la figura ivi impressa era arrivata a Roma intatta dal medioriente, e che all'epoca era denominata anche Mandylion perché si trattava del celeberrimo fazzoletto che un tempo da Gerusalemme era arrivato a Edessa portato dall'apostolo Taddeo, dobbiamo allora per forza di cose spostare la nostra attenzione non più a questa immagine, ma al Volto Santo di Manoppello. A differenza della figura venerata a Roma, sono almeno più di cinquecento anni che l'Effigie abruzzese è rimasta indelebile agli agenti atmosferici. Quindi per me e tanti altri studiosi, è certo che la vera Veronica sia la reliquia di Manoppello e che ad un certo periodo della storia essa era scomparsa da Roma. Il papa, custode dell'inestimabile reperto sacro, fece passare sotto silenzio la sparizione. Se ci atteniamo alle fonti orali degli anziani vissuti a Manoppello tra il XVI e XVII secolo, riprese dal cappuccino P. Donato da Bomba per comporre la sua "Relatione Istorica" (nel libro è menzionato che il Volto Santo sarebbe arrivato nel paese abruzzese nel 1506) il papa indiziato a non aver rivelato la sparizione della Veronica, sarebbe stato Giulio II.

Queste sono dunque le prime motivazioni che mi hanno convinto della vera natura acheropita del Volto Santo di Manoppello:

1) La sua indelebilità, come pure è l'immagine della S. Sindone di Torino, agli agenti atmosferici;

2) La sua perfetta diapositività tonale che muta come un ologramma, a seconda dell'illuminazione e dell'angolo visuale, trasformandosi in almeno tre aspetti differenti;


La diapositività del Volto Santo di Manoppello.


 Qui sotto, aspetto olografico del Volto Santo differente dalla prima immagine qui in alto a sinistra.

 Altro aspetto olografico nel Volto Santo di Manoppello (questa foto è stata scattata dall'amico dott. Paul Badde, che ringrazio di cuore per avermela fatta pubblicare assieme alle altre già citate in altri post di questo blog).





3) La sua completa invisibilità contro la luce diretta, poiché i colori non fanno corpo sul telo.


In questa foto, vediamo il Volto Santo reso invisibile dalla luce diretta proveniente da fuori la basilica. La striscia in verticale che si vede a destra, è il telaio della porta della chiesa, che, facendo ombra in trasparenza sul velo, ci fa percepire a fatica solo una limitata parte d'immagine. Il riflesso di luce osservabile dal vetro che protegge l'ostensorio, all'interno del trono, ha reso un po' confusa la foto.

4) La sua trasparenza dalla quale è possibile osservare uno sfondo panoramico a cui non si sovrappone alcun tono artificiale di fondo.





Sfondi panoramici visti attraverso la trasparenza del Volto Santo di Manoppello, su cui non si sovrappone alcun tono artificiale di fondo, cioè pittorico: come vediamo, i colori sono del tutto naturali. Le persone che si scorgono nell'immagine, sono state fotografate nel momento in cui stavano per entrare in basilica dal portone principale (foto scattate da Antonio Teseo).



Ricostruzione in grafica del Volto del Risorto velato dal sudario del Volto Santo di Manoppello (elaborazione realizzata da Antonio Teseo).


Applicazione all'immagine precedente di un rafforzamento di contrasto ricavato al computer: questo filtraggio fa emergere in maniera accentuata la luce del Padre che aveva illuminato il Volto Santo, nell'attimo della risurrezione di Gesù, all'interno del sepolcro. L'aspetto del Volto così illuminato, secondo me fu visto dagli apostoli nel momento dell'Ascensione al cielo del Signore.




Per comprendere bene che cos'è il Volto Santo di Manoppello, dobbiamo meditare sull'episodio della Trasfigurazione. In questa narrazione leggiamo che Gesù ci ha rivelato alcuni particolari precisi riguardanti il giorno della sua gloria (la Risurrezione): la sua faccia era diventata splendente come il sole (Matteo, 17,2) cambiando d'aspetto (Luca, 9,29) e le sue vesti erano candide come la luce. La luce splendente sul volto di Gesù proveniente dal Padre - osservabile nell'elaborazione di sopra - aveva trasformato l'aspetto del Volto del figlio dell'uomo - che vediamo qui sotto - da natura umana ma risorta dai morti, a Luce Eterna. L'evento si era immortalato sulle vesti di Gesù, raggianti di luminosità, che nel sepolcro erano il Sudario e la Sindone (Luca, 17,24).


Si compiva così la profezia di Isaia, 52, 14-15.
In questa sovrapposizione del Volto Santo illuminato da dietro alla S. Sindone (qui sopra, fig. 2), si può osservare come dei chiarori di fondo - relativi a riflessi di luce che si erano prodotti nel sudario di Manoppello - si fossero sovrapposti all'immagine.


5) La sua immagine vista contro uno sfondo scuro, reca la luce direzionale del Padre (osservare le figure qui in basso); vista con un'illuminazione retrostante non completamente diretta, reca i riflessi della luce del Figlio irradiati con raggi dritti e paralleli (osservare e comparare le figure appena in alto).
Queste due peculiarità attestano, dunque, che il Volto Santo di Manoppello è un ologramma.

 

La luce del Padre che ha illuminato il Volto del Figlio: elaborazione eseguita al computer mediante un rafforzando il contrasto ad una foto del Volto Santo, il quale era stato posto contro uno sfondo scuro (risultato nella fig.2).


Applicando lo stesso procedimento ad un'altra foto del Volto Santo illuminato da dietro (fig.2), si può constatare invece come i raggi della luce di Cristo si fossero proiettati sul viso in maniera uniforme, nonostante il sudario fosse stato irradiato esternamente anche dalla luce direzionale del Padre proveniente da destra.
 

Osservare come nell'immagine del sudario, originariamente proiettata ed impressa sulla S. Sindone dalla Luce del Volto del Risorto, i raggi fossero intensamente localizzabili all'altezza delle cavità oculari, perché sotto, al di là del velo, vi erano le parti concave dei caratteri che avevano determinato dei vuoti maggiormente illuminati dalla luce. Questi raggi si erano diffusi fino ad arrivare in prossimità di quella che era "del velo che era stato posto sul volto di Gesù" una grinza orizzontale. Il segno di ripiegatura di questa piega - che in trasparenza si vede come una linea macchiata di sangue - l'ho evidenziato nella terza figura con una freccetta bianca (elaborazioni realizzate da Antonio Teseo; cliccare sulle immagini per vederle ingrandite).
 6) Nell'immagine della S. Sindone di Torino sono raffigurate: pieghe, bande e giunture che sono del sudario di bisso del Volto Santo di Manoppello.

Questo dato di fatto si attiene a quanto riportato dai Vangeli, cioè che dopo la morte di Gesù, durante la preparazione della sua salma per la sepoltura, sul suo capo fu posto un sudario (Gv. 20, 6-7) e sull'intero corpo fu fatta passare una candida sindone per avvolgerlo (Mt. 27, 57-60).

7) Le misure originali del velo di Manoppello erano confacenti con quelle standard "in cubiti reali egiziani" che i giudei, all'epoca di Gesù, usavano per ricavare preziosi sudari di finissimo bisso come corredo funebre, assieme alla sindone, per re e sacerdoti ebrei. 

In origine il sudario del Volto Santo di Manoppello era di 2 cubiti x 2 (il cubito reale egiziano veniva usato dagli ebrei all’epoca di Cristo per misurare i teli di finissimo bisso considerati preziosi per le sepolture regali). Se il Volto Santo e la S. Sindone sono le reliquie di Gesù, fu allora Giuseppe d’Arimatea a volere acquistare queste stoffe importanti per dare sepoltura in modo speciale al proprio Maestro, Re dei Giudei.

Ricerca di Antonio Teseo

Nella Relatione Historica sulla venuta del Volto Santo a Manoppello di Donato da Bomba, troviamo scritto che questo sudario di bisso era di 4 palmi x 4 (Partita poi la donna con i quattro scudi, e, disbnigato gli affari in cui era occupato nell’ora del contratto, tutto allegro e festoso l’avventurato Donat’Antonio per sì bella compra, spiegò l’Immagine la quale era nel mezzo di un velo quadrato e tutto trasparente per la rarità della tessitura, dalla grandezza di quattro palmi da ogni lato, trovò che il velo, per essere stato malamente tenuto e conservato, dopo che fu pigliato dalla casa Leonelli, era tutto stracciato, lacerato, e da tignole e tarli mangiato, totalmente corrotto, che quasi era ridotto tutto in polvere; e quelli pochi stracciarelli rimasti pendenti, non aspettando esser toccati, da se stessi cadevano in terra, fuorché la SS. Immagine, la quale sebbene era alquanto denigrata, e molto aggrinzata, era nondimeno nel resto tutta bella, intatta, e senza corruzione alcuna). Continuando con la narrazione leggiamo che fu poi un frate contemporaneo a Donat'Antonio De Fabritiis, Padre Clemente da Castelvecchio, a ritagliare il telo fino a ridurlo alle dimensioni in cui si trova oggi, cioè 17cm x 24 (Onde l’istesso P. Clemente, pigliate le forbici, tagliò via tutti quelli stracciarelli d’intorno, e punificando molto bene la SS. Immagine dalle polveri, tignuole e altre immondizie, la ridusse alla fine come adesso appunto si trova. Il sopraddetto Donat’Antonio, desideroso di godersi quella Ss. Immagine con maggior devozione la fece stendere in un telaio di legno, con cristalli dall’una e dall’altra parte, ornata con certe cornicette e lavori di noce da un nostro Frate Cappuccino chiamato Frate Remigio da Rapino (non fidandosi di altri maestri secolari).

Nel XVII secolo, ossia quando Padre Donato da Bomba compose la sua Relatione Historica, Manoppello faceva parte del Regno di Napoli e pertanto 1 palmo di allora equivaleva a 26, 25 cm: 26, 25 x 4 = 105 cm (larghezza e lunghezza del bisso del Volto Santo).

All’epoca di Gesù gli ebrei usavano misurare i teli considerati preziosi di finissimo bisso in cubiti reali egiziani (tradizioni tramandate e attinte dai Testi Sacri, 2 Cronache, 3, 3; Esodo, 38, 9): 1 cubito equivaleva a 52, 5 cm. Se moltiplichiamo 52, 5 x 2, vediamo che il risultato è esattamente 105 cm, il che significa, che il sudario del Volto Santo di Manoppello un tempo era esattamente di 2 cubiti x 2.


Per determinare le misure del sudario del Volto Santo di Manoppello fu usata la lunghezza doppia di un'asta in legno simile a quella che vediamo qui sotto


Cubito reale. lunghezza: 52,5 cm. Torino, Museo Egizio. Fonte: C. Le Blanc, A. Siliotti e prefazione di M. I. Bakr. Nefertari e la Valle delle Regine. Giunti, Firenze, 2002


Fonti vagliate per la ricerca:





Le misure della S. Sindone di Torino sono di 113 cm x 441 e quindi a prima vista uno potrebbe credere che esse non corrispondano a quelle standard usate all’epoca di Gesù. Ma se alla larghezza del lino togliamo 8 cm di una fascia ribattuta e quindi cucita ad un lato in un secondo tempo,


ecco che anche la sua larghezza in origine era di 105 cm, e cioè 2 cubiti reali egiziani.


Ma vediamo ora quanto misurava in lunghezza:


Nella scala delle unità di misura, il cubito equivaleva a 52, 5 cm; un palmo a 7,5 cm; un dito a 1,875 cm. Se consideriamo che la S. Sindone è lunga 441 cm, trasformando questa misura in dita (441: 1,875) otteniamo come risultato 235,2. Dividendo 235,2 per 28 (28 erano le dita che componevano un cubito) abbiamo come risultato 8, 4 cubiti. Quindi con sicurezza possiamo affermare che la S. Sindone in origine misurava 2 cubiti x circa 8 cubiti e mezzo.

Alcuni sindonologi sono invece convinti che il volto di Gesù sarebbe stato coperto ed asciugato dal reperto sacro di Oviedo - come sudario citato da Giov. 20, 7 -  prima che lo stesso fosse poi stato tolto con l'avvenuto avvolgimento del cadavere da parte del lenzuolo tombale.
Spiego il motivo per cui questa teoria non può avere riscontro con la ricostruzione della realtà dei fatti. 

 

Definizione di sudario
http://www.treccani.it/enciclopedia/sudario/

Enciclopedie on line


sudario Presso gli antichi Romani, fazzoletto di lino usato per detergere il sudore; presso altri popoli antichi, per es. gli Ebrei, pezza di lino o di tela con la quale si velava la faccia della salma; faceva parte del corredo funebre del defunto, insieme con il lenzuolo e le bende che avvolgevano mani e piedi.


di Antonio Teseo


Come leggiamo sopra nell'Enciclopedia online Treccani, presso il popolo antico degli Ebrei il sudario si usava per velare la faccia della salma. La velatura presuppone che il telo di lino fosse dunque di finissimo bisso perché quasi trasparente (vedi il sudario del Volto Santo di Manoppello) e non grossolano come il panno di Oviedo.

Linea ematica da me rintracciata nell'immagine sindonica, la quale dimostra che originariamente, durante il giorno della S. Pasqua del Signore,  il sudario di Manoppello sarebbe apparso anche macchiato di sangue oltre a rivelare l'ologramma della trasfigurazione; il rivolo, come si osserva, risulta aver interessato la parte alta del bordo di una piega che non è del lenzuolo tombale ma del finissimo e trasparente velo di bisso della cittadina abruzzese: essa passa sullo zigomo destro del Sacro Volto (cliccare sull'immagine per vederla ingrandita, così da comparare meglio la particolarità della mia scoperta) 
 

La storia antica altresì ci ricorda che con il nome di Mandylion, (greco "μανδύλιον", in arabo: ﻣﻨﺪﻳﻞ‎, mandīl, lett. "panno, fazzoletto") si intendeva definire la reliquia più importante della cristianità perché l'immagine ivi contenuta era considerata Acheropita (Icona del volto di Gesù non fatta da mani umane impressa su un sudario dalle dimensioni quadrate come un fazzoletto). E dalla Relatione Istorica del 1640 scritta da padre Donato da Bomba, apprendiamo che in origine il sudario del Volto Santo di Manoppello aveva proprio le dimensioni di un quadrato, cioè di quattro palmi per quattro. Il palmo nel regno di Napoli, di cui Manoppello in quel tempo faceva parte, equivaleva a cm. 26,25, mentre in ogni altro regno, stato, gran ducato, ducato o repubblica marinara d'Italia, per questa unità si adottava una misura propria e dunque differente da quella presa in considerazione. Se moltiplichiamo cm. 26,25 x 4, otteniamo cm 105, che trasformati nelle misure usate dai giudei all'epoca di Gesù equivalevano esattamente a quelle standard di due cubiti reali per due (1 cubito reale, infatti, misurava cm. 52,5). 

Il reperto sacro di Oviedo è invece rettangolare (misura cm. 83 x 53) e perciò possiamo tranquillamente sentenziare che questo panno più che un sudario sia un drappo di un asciugatoio. Il termine asciugatoio lo troviamo citato in Gv. 13, 4-5.

Che cos'è in sintesi l'asciugatoio di Oviedo
 
Il  panno fu usato per asciugare il viso di un uomo insanguinato già morto. Dopo che venne tolto dalla faccia, fu ripiegato e appuntato dietro alla testa. Tra le chiazze si distinguono alcune impronte di dita, localizzate attorno alla bocca e al naso, lasciate probabilmente da chi stava cercando di arrestare il flusso di sangue dagli orifizi dopo che l'asciugatoio era stato avvolto sul capo. Da ingrandimenti fotografici si sono potuti osservare anche puntini di sangue causati da piccoli corpi appuntiti che probabilmente erano spine.  Le macchie che si osservano speculari su entrambi i lati del lino ripiegato, dalle analisi risultano essere composte da una parte di sangue e da sei parti di liquido edematico polmonare, sostanza che si accumula nei polmoni a causa di un decesso avvenuto per soffocamento.  Gli studiosi sono stati concordi nel sentenziare che la morte dell'uomo fosse avvenuta in seguito ad una crocifissione.
Benché dalle analisi effettuate ad un campione di filo macchiato di sangue si è anche stabilito che il gruppo ematico è AB (lo stesso che ritroviamo nel sangue analizzato della S. Sindone e dei grumi del Miracolo Eucaristico di Lanciano), i miei studi suggeriscono che queste macchie che vediamo nel telo di Oviedo non possono essere sovrapposte 1:1 né all'immagine della S. Sindone né a quella del Volto Santo di Manoppello (figure impresse per proiezione da una luce che sarebbe quella del Volto di Cristo) perché risultano imbrattate, deformate e in aggiunta notevolmente allargate. L'allargamento si è prodotto  perché l'asciugatoio era stato premuto su una forma piramidale, qual è il naso, e sulla forma semicircolare in sezione, qual è la faccia di una persona.
 


Il lino di Oviedo  

 

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