La Sacra Sindone è un lenzuolo tombale di lino che misura 441x113 cm. Ogni filo del tessuto è stato filato con torcitura oraria a Z e la tessitura è a spina di pesce. Essa contiene molte irregolarità di battitura.
All'epoca di Gesù, per preparare la sepoltura ad un corpo si usava prima distenderlo sopra la metà di un lenzuolo e poi gli si faceva passare l’altra metà sopra la testa fino a coprire i piedi. L'intero lenzuolo, che veniva anche unto di aromi balsamici per ritardare la putrefazione del morto, serviva per avvolgerlo completamente mediante una fasciatura esterna.
Alcuni lini del tipo sindonico sono stati rinvenuti nel deserto della Giudea e anche in Siria.
Secondo alcune analisi, sulla S. Sindone sono stati individuati:
1) Pollini di piante presenti in Francia e in Italia che attestano quindi l’arrivo del lenzuolo in questi due paesi, ma anche altri pollini di piante che crescono in Medio Oriente, come lo “Zygophyllum dumosum” e la “Gundelia tournefortii”;
2) La presenza di una proteina del sangue (emoglobina);
3) Un alone di siero ematico accertato con la fotografia all’ultravioletto;
4) Una cellula di “aloe socotrina” sostanza aromatica che insieme alla mirra fu usata per il seppellimento di Gesù.
Altri rilevanti studi che riguardano soltanto l’immagine hanno attestato che:
a. Essa scompare completamente se fotografata con un’illuminazione intensa e retrostante come avviene per il Volto Santo di Manoppello; sul lino rimangono visibili solo le macchie di sangue (come ad esempio quelli che si vedono sulla fronte o sulle braccia) a conferma del fatto che le stesse hanno penetrato per capillarità il tessuto;
b. Dall’esame termografica e la radiazione infrarossa risulta che non è stata dipinta.
La certezza che la figura impressa sulla reliquia sia relativa al corpo del Salvatore è confutata dal fatto che l'aspetto del volto si sovrappone perfettamente in scala 1:1 con quello acheropito del Volto Santo di Manoppello. Le due figure, essendo complementari, viste al computer forniscono dettagliate informazioni sulla Passione, Morte e Resurrezione di Gesù.
Altre considerazioni che attestano che quest'immagine è del Cristo:
1) A nessun condannato a morte veniva posto sul capo una corona di spine ma per Gesù il discorso fu diverso: durante la Passione, i suoi aguzzini vollero deriderlo perché Egli si era proclamato re dei giudei (nell’immagine sindonica sono evidenti le macchie di sangue delle ferite del cuoio capelluto e i rivoli sulla fronte causati dagli aculei);
2) Secondo le norme del supplizio romano, al condannato si dovevano recidere le gambe prima che morisse agonizzante sulla croce. Per Gesù questo non avvenne, perché quando si volle prendere questa decisione Egli sembrava già morto. I giustizieri, allora, per essere certi del decesso, optarono di trafiggerlo solo con una lancia la cui lama andò a finire diretto al cuore (nella figura sindonica le gambe dunque appaiono integre e sul fianco destro è evidente del sangue fuoriuscito dalla ferita del costato che dalle analisi è risultato essere "post-mortem" per la presenza di un alone di siero scoperto con i raggi UV; sui polsi e sui piedi sono visibili i fori dell’inchiodatura);
3) La flagellazione per un condannato a morte prevedeva quaranta frustate: venti sul lato frontale e altre venti su quello dorsale del corpo; Gesù ne ricevette invece di più probabilmente per volere dei sommi sacerdoti, i quali persuasero Pilato ad aumentare la pena per la grave accusa di cui il condannato si era macchiato. Per loro, Gesù aveva offeso con una grave bestemmia la legge ebraica in quanto si era proclamato re dei giudei: solo il Padre che era nei cieli era il loro re (sulla Sindone ci sono i segni del “fragrum”, il flagello usato dai romani che era formato da una correggia di cuoio la quale teneva uniti due sfere di piombo);
4) Il cadavere di Gesù ricevette una frettolosa sepoltura giudaica, quindi fu avvolto con i teli sepolcrali per l’interessamento di Giuseppe d’Arimatea, membro del Sinedrio ma di nascosto anche discepolo di Gesù, che riuscì a convincere Pilato a farsi consegnare il corpo. I cadaveri dei crocifissi dovevano invece essere gettati insieme alla croce in una fossa comune.
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