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MISERICORDIAE VULTUM IN AETERNUM ADOREMUS

MISERICORDIAE VULTUM IN AETERNUM ADOREMUS

.."[O Dio] continua ad effondere su di noi il tuo Santo Spirito, affinché non ci stanchiamo di rivolgere con fiducia lo sguardo a colui che abbiamo trafitto: il tuo Figlio fatto uomo, Volto splendente della tua infinita misericordia, rifugio sicuro per tutti noi peccatori bisognosi di perdono e di pace nella verità che libera e salva. Egli è la porta attraverso la quale veniamo a te, sorgente inesauribile di consolazione per tutti, bellezza che non conosce tramonto, gioia perfetta nella vita senza fine .."
(PAPA FRANCESCO)




Fotomontaggio realizzato da Antonio Teseo
LA DIAPOSITIVITA' NEL SUDARIO DI CRISTO DEL SANTO VOLTO DI MANOPPELLO

La diapositività nel Volto Santo di Manoppello

La diapositività nel Volto Santo di Manoppello
LE PIEGHE DEL S.S. SUDARIO DI CRISTO DEL VOLTO SANTO DI MANOPPELLO RINTRACCIABILI NELL'IMMAGINE DELLA S. SINDONE DI TORINO.
SOVRAPPONENDO AL COMPUTER LA FIG. 1 DELLA S. SINDONE ALLA FIG. 3 DEL VOLTO SANTO DI MANOPPELLO, MEDIANTE L'UTILIZZO DI UN FILTRAGGIO IN GRAFICA DI RAFFORZAMENTO DI CONTRASTO VIENE ALLA LUCE IL VOLTO CRUENTO DELLA PASSIONE DEL REDENTORE "FIG. 2". NEL VOLTO TRASFIGURATO DELLA FIG. 3, RITROVIAMO LE TRACCE EMATICHE APPENA PERCEPIBILI PERCHE' SI ERANO ASCIUGATE SUL VOLTO DEL RISORTO. ESSE SI PRESENTANO ANCHE EVANESCENTI, COME MACCHIE IMPRESSE SUL SUDARIO, PER LA SOVRAPPOSIZIONE ALLE STESSE DELLA LUCE DEL PADRE PROVENIENTE DALLA DIREZIONE IN CUI GUARDANO I MIRABILI OCCHI DEL SALVATORE.

Le pieghe del S.S Sudario di Cristo del Volto Santo di Manoppello rintracciabili nella S. Sindone

Le pieghe del S.S Sudario di Cristo del Volto Santo di Manoppello rintracciabili nella S. Sindone
IL VOLTO CHE HA SEGNATO LA STORIA

Lavoro realizzato in grafica da Antonio Teseo da vedere
con gli occhialini rosso-ciano.
L'animazione si è resa necessaria aggiungerla perché per me rivela i caratteri somatici di un uomo ebreo vissuto poco più
di 2000 anni fa.

L'IMMAGINE CHE HA SEGNATO LA STORIA

Il Miserere del celebre maestro Giustino Zappacosta (n. 1866 - m. 1945) che si canta ogni Venerdì Santo in processione a Manoppello

Giustino Zappacosta è ritenuto uno dei più grandi compositori abruzzesi vissuti a cavallo della seconda metà dell'800 e la prima metà del 900. Allievo del professore e direttore d'orchestra Camillo De Nardis nel conservatorio a Napoli, il compositore di Manoppello divenne maestro di Cappella del duomo di Chieti e insegnante nella badia di Montecassino dove gli successe il maestro Lorenzo Perosi. Nella ricorrenza del IV centenario dalla venuta del S.S. Sudario di Cristo del Volto Santo a Manoppello (1908), il sullodato professor Zappacosta, in arte G. Zameis, diresse il Coro della Cappella del Volto Santo composto dalle voci maschili addirittura di cinquanta elementi.
Tra le più belle opere del musicista ricordiamo:
Musiche sacre - il Miserere, che tradizionalmente si canta a Manoppello durante la processione del Venerdì Santo e che sentiamo nel video; Inno al Volto Santo, melodia che si esegue durante le feste in onore del Sacro Velo al termine della Santa Messa; Vespro festivo a tre voci, dedicato al maestro Camillo de Nardis; Te Deum; Missa Pastoralis "Dona nobis pacem" per coro a due voci e organo; Novena a S. Luigi Gonzaga, a 2 voci con accompagnamento d'organo o armonio.
Romanze - Spes, Ultima Dea; Quando!; Occhi azzurri e chioma d'oro; Vorrei; Tutta gioia; Polka - Un ricordo abruzzese, romanza dedicata alla sig.na Annina de Nardis, figlia del suo maestro Camillo de Nardis; Una giornata di baldoria - composizione di 5 danze: Nel viale - marcia; In giardino - mazurka; Fra le rose - polka; Sotto i ciclamini - valzer; Sul prato - dancing.

Il celebre compositore abruzzese, Francesco Paolo Tosti, oltre ad elogiare le grandi virtù di G. Zappacosta come compositore, lo definiva anche un eccellente organista e un virtuoso pianista. Nel libro intitolato "Immagini e fatti dell'Arte Musicale in Abruzzo" il maestro Antonio Piovano descrive le alte doti musicali del musicista di Manoppello a pag. 85.




L'ora in Manoppello:
METEO DAL SATELLITE

A sinistra, visione diurna in Europa; a destra, visione all'infrarosso.
Sotto, Radar, con proiezione della pioggia stimata: visione Europa e visione Italia.
Nel vedere l'animazione delle foto scattate dal satellite ogni 15 minuti, aggiungere 1 ora con l'ora solare e 2
ore con quella legale all'orario UTC.
Premendo F5, si può aggiornare la sequenza delle immagini, dopo che magari è trascorso del tempo.




www.libreriadelsanto.it
CONTEMPLAZIONE DEL S.S. SUDARIO DI CRISTO CON IMPRESSO IL VOLTO SANTO DI MANOPPELLO.
NELL'ULTIMA SCENA DEL VIDEO TROVIAMO IL SUDARIO CON IL COLORE VIRTUALE DEL BISSO DI LINO GREZZO CHE NELLA TOMBA AVREBBE RICOPERTO IL VOLTO DI GESU' DOPO LA SUA MORTE. SECONDO UNA MIA ACCURATA RICERCA, LE MISURE ORIGINALI DEL TELO DI MANOPPELLO, PRIMA ANCORA CHE FOSSE RITAGLIATO NEL XVII SECOLO, ERANO ESATTAMENTE DI 2 CUBITI REALI X 2 (MISURA STANDARD UTILIZZATA DAGLI EBREI ALL'EPOCA DI GESU' PER DETERMINARE LA GRANDEZZA DEL SUDARIO SEPOLCRALE CHE VENIVA USATO PER ORNARE SOLO DEFUNTI RE O SACERDOTI).
NEL GIORNO DELLA SANTA PASQUA DEL SIGNORE, SUL VELO SAREBBERO APPARSE OLOGRAFICAMENTE IN SEQUENZA, IN UN SOLO LAMPO DI LUCE, LE IMMAGINI CHE VEDIAMO INVECE SCORRERE LENTAMENTE IN SEI MINUTI DI TEMPO.



CONTEMPLAZIONE DEL SUDARIO DI CRISTO CON IMPRESSO IL VOLTO SANTO DI MANOPPELLO

IL VOLTO DI CRISTO TRASFIGURATO DALLA LUCE DEL PADRE

Lavoro eseguito in grafica 3D da Antonio Teseo da vedere con gli occhialini colorati rosso/ciano.
L'animazione virtuale del volto è servita per definire al meglio i lineamenti somatici che, come vedete, secondo uno studio antropologico è di una persona ebrea vissuta poco più di 2000 anni fa. Si tratta della sembianza di Gesù, modello per l'iconografia.

giovedì 14 febbraio 2019

Ricostruzione grafica in 3D sul ritaglio del Sudario di Manoppello

Ecco come con il beneficio d'inventario secondo me fu ridimensionato il sudario di Manoppello nel XVII ad opera del cappuccino P. Clemente da Castelvecchio. Egli, per estrarre dal telo di cm 105 x 105 il Volto Santo che misura cm 17 x 24, avrebbe effettuato con le forbici otto tagli a forma di croce allineandosi con ogni spigolo che contorna l'immagine.

Oltre alle linee relative ai tagli che confluiscono al centro, nella ricostruzione grafica in scala 3D ho anche riprodotto nel sudario diversi strappi, alcune lacerazioni che furono provocate perlopiù da tarli e tignuole, nonché un riritaglio di una striscia di porzione della reliquia che il dottor Donat'Antonio De Fabritiis quasi sicuramente avrebbe voluto conservarsi con devozione. 
Poiché il bisso, seppure un po' aggrinzito, era stato disteso su un piano per essere ridimensionato e pertanto non si mostrava filtrato dai raggi di una fonte luminosa, nell'elaborazione grafica è stato allora da me rappresentato con il colore rassomigliante alla fibra naturale grezza del lino e non con una tonalità biancastra che avrebbe reso l'idea della trasparenza del sudario se si fosse trovato esposto ai raggi diretti di una luce.       


Alcuni passaggi significativi ripresi dalla Relathione Historica di P. Donato da Bomba (1640) che spiegano il lavoro da me pubblicato: 
  
"Ma poiché le cose di questo mondo sono più variabili della luna, accadde che il detto Pancrazio che aveva sottratto la Ss. Immagine, ritrovandosi carcerato nella Regia Udienza della Città di Chieti, bisognoso di denari, scrisse alla moglie Marzia che vendesse o impegnasse qualsivoglia cosa di casa, in particolare gli accennò la Ss. Immagine (diceva questo perché sapeva che molti la desideravano), e gli mandasse denari per uscire dalle carceri. Andò dunque la buona e semplice donna al Dottor Donat’Antonio De Fabnitiis della medesima terra di Manoppello (uomo non meno dotato di religiosa pietà che il sopraddetto Giacom’Antonio Leonelli), e portandogli la Ss. Immagine lo pregò da parte di suo marito che se la comprasse, o se la pigliasse in pegno finché suo marito ritornasse, ponendo in sua podestà il prezzo e la quantità di ciò che dare gli voleva; il quale, desideroso di avere in casa sua sì grande e prezioso tesoro, diede alla Donna quattro scudi corrispondenti a circa lire venti correndo gli anni del Signore 1618, e prese la Santissima Immagine senza vederla, né svolgenla. Partita poi la donna con i quattro scudi, e, disbnigato gli affari in cui era occupato nell’ora del contratto, tutto allegro e festoso l’avventurato Donat’Antonio per sì bella compra, spiegò l’Immagine la quale era nel mezzo di un velo quadrato e tutto trasparente per la rarità della tessitura, dalla grandezza di quattro palmi da ogni lato, trovò che il velo, per essere stato malamente tenuto e conservato, dopo che fu pigliato dalla casa Leonelli, era tutto stracciato, lacerato, e da tignole e tarli mangiato, totalmente corrotto, che quasi era ridotto tutto in polvere; e quelli pochi stracciarelli rimasti pendenti, non aspettando esser toccati, da se stessi cadevano in terra, fuorché la SS. Immagine, la quale sebbene era alquanto denigrata, e molto aggrinzata, era nondimeno nel resto tutta bella, intatta, e senza corruzione alcuna. Restò quasi attonito lo spirituale mercante a prima vista, e non poco rincrescimento ebbe per la perduta spesa dei quattro scudi che aveva fatto in cosa così corrotta e mal tenuta; e postala da parte, come cosa inutile e da niente, pensava (come se fosse stato burlato) di restituirla a chi venduta glie l’aveva, e riavere i suoi danani.
Stando dunque in simili pensieri, vi capitò il Padre Presidente del convento dei PP. Cappuccini, che allora si fabbricava in detta terra di Manoppello, il P. Clemente da Castelvecchio Sacerdote, persona molto sagace e accorta, col quale dolendosi di sì bella mercanzia che fatto aveva, gli scoprì anche i pensieri che aveva di restituirla, per riavere i suoi denari. Il Padre, inteso il caso, e vista la bellezza e la qualità dell’Immagine s’intenerì tutto di dentro, s’inginocchiò, l’adonò, e con molta efficacia esortò Donat’Antonio a non restituirla, che se quella persona avesse voluto più denari più glie ne avesse dato, non trovandosi al mondo prezzo equivalente per pagana; e che il restar la Ss. Immagine così bella e dalla corruzione intatta era stata cosa miracolosa e particolare provvidenza d’Iddio. Per lo cui sano e spirituale consiglio, quietandosi il Dottore, si chiamò contento, e poco ancora gli parse il prezzo delli quattro scudi. Onde l’istesso P. Clemente, pigliate le forbici, tagliò via tutti quelli stracciarelli d’intorno, e punificando molto bene la SS. Immagine dalle polveri, tignuole e altre immondizie, la ridusse alla fine come adesso appunto si trova."


venerdì 8 febbraio 2019

LE DIMENSIONI ORIGINALI DEL SUDARIO DEL VOLTO SANTO DI MANOPPELLO

Queste mie nuove ricostruzioni realizzate in grafica 3D si attengono fedelmente al manoscritto della Relathione Historica di Padre Donato da Bomba scritta nel 1640. Egli, narrando degli eventi che caratterizzarono l'arrivo a Manoppello del S.S. Sudario del Volto Santo avvenuto nel 1506, ci ha svelato anche che le sue originali dimensioni, ovverosia, prima ancora che nel XVII secolo il reperto sacro fosse ritagliato nelle misure attuali di cm 17 x 24 da un cappuccino del santuario, Padre Clemente da Castelvecchio, erano di 4 palmi x 4 (all'epoca Manoppello faceva parte del Regno di Napoli e pertanto in questa cittadina 1 palmo corrispondeva a cm 26,25). Moltiplicando 1 palmo x 4, la reliquia allora misurava 105 x 105 cm: esattamente equivalente a 2 cubiti reali x 2, misurazione standard tramandata dai Testi Sacri con cui le donne ebree al tempo di Gesù usavano realizzare preziosi sudari di finissimo bisso per ornare i defunti re o sacerdoti giudei. Uno di questi sudari sepolcrali fu acquistato, insieme ad un lenzuolo tombale, da Giuseppe d'Arimatea (Gv. 20,7) autorevole membro del Sinedrio ma anche discepolo di Gesù. 
Giuseppe lo usò per avvolgere il capo del suo maestro morto in croce in quanto fu proprio nostro Signore a definirsi "Re dei Giudei". 

mercoledì 7 novembre 2018

IL PLASMA TRASFIGURATO DELLA REDENZIONE

IL PLASMA DELLA PASSIONE DEL VOLTO SANTO, SIMBOLO DI VITA PER I GIUDEI, TRASFIGURATO IN SEMBIANZA E IMPRESSO SULLA S. SINDONE DI TORINO

Con le mie ultime scoperte venute alla luce dopo anni di studi dedicati alle elaborazioni realizzate tra la sovrapposizione dell'immagine impressa sul lenzuolo tombale della Sacra Sindone di Torino e del sudario sepolcrale del Volto Santo di Manoppello, oggi voglio dimostrare scientificamente attraverso delle immagini rese dal computer (esso è per l'appunto uno strumento scientifico) come queste due reliquie complementari adempiono appieno la profezia di Isaia, 52, 13-15 "4° carme del Servo: "passione e gloria" in modo tale da essere rimaste, e rimanere, scolpiti in eterno nella storia della Redenzione del Signore. 

Quindi queste sante reliquie sono ispirate dallo Spirito Santo e voglio spiegare nel dettaglio cosa ci trasmettono avvalendomi di una ricerca scrupolosa che mi ha permesso di ricostruire gli eventi storici successi a partire dalla sepoltura del figlio dell'uomo fino alla sua avvenuta risurrezione:

Dopo la morte di Gesù e durante la sua sepoltura, il Sudario pulito di bisso di Manoppello fu posto sul volto per ricoprirlo. A quell'epoca, il sudario di bisso era un ornamento funebre così prezioso che veniva usato solo per avvolgere i visi dei cadaveri di re ebrei o sacerdoti. Per i defunti che non appartenevano a questo rango si usava invece un grossolano telo in cotone.  



"Una delle tante peculiatità del sudario di Manoppello sta nel fatto che se da dietro non è attraversato dai raggi di una luce un oggetto retrostante non si vede o si vede quasi per niente, mentre se succede il contrario il bisso diventa come un velo trasparente e dell'oggetto si può scorgere ogni dettaglio". 

Sopra il sudario anche tutto il corpo di Gesù fu ricoperto da un candido lenzuolo tombale intriso di unguenti aromatici e olii profumati che avevano per scopo l'effetto di ritardarne la putrefazione.
Durante la Pasqua del Signore, ovverosia, nel terzo giorno dalla sua morte, avvenne allora che il Sudario di Manoppello appariva macchiato di sangue.

In questa elaborazione possiamo osservare dalla comparazione S. Sindone - Volto Santo come nell'aspetto sindonico siano visibili alcune pieghe, con i relativi punti d'incrocio, che sono ben distinti solo nel sudario di Manoppello.
Sotto, invece, ho rintracciato un filo di sangue con una piccola macchia, i quali appaiono depositati lungo il bordo di una piega del sudario all'altezza dello zigomo dell'immagine del Volto Santo (elaborazioni realizzate da Antonio Teseo)  

Successe allora che la Luce della Risurrezione, attraversando con i suoi raggi i teli santi, proiettò e trasferì il plasma (le cui molecole si formano nella parte alta del liquido ematico) dal Sudario al Lenzuolo formando una SEMBIANZA che rimandava sempre all'Altissimo. 

Dalla comparazione di queste tre elaborazioni possiamo osservare nella figura centrale, in negativo, il plasma che dal Sudario di Manoppello andò a trasferirsi per proiezione sulla parte più superficiale di ogni fibrilla di filo del lino torinese; nella terza figura contempliamo invece col colore bianco i riflessi dei raggi della Luce di Dio che avevano filtrato il bisso della cittadina abruzzese (elaborazioni realizate da Antonio Teseo)

"A mio avviso, non esiste termine più appropriato per definire l'aspetto del volto della S. Sindone come "SEMBIANZA", perchè questa parola fu usata dal sommo poeta Dante, nel XXXI canto del Paradiso, per riferire della bellezza della Veronica romana: Vera Icona del Volto Santo, che oggi abbiamo la fortuna di contemplare a Manoppello".
Per concludere, il Plasma della Passione sulla S. Sindone subì una TRASFIGURAZIONE, cioè una trasformazione da macchia organica ad immagine indelebile che nessuno ancora oggi è capace di riprodurre in laboratorio e che dunque sta a significare: "Segno nella storia dell'avvenuta Risurrezione del Cristo, Figlio di Dio. 

              Sangue sul naso e sulla bocca del Volto Santo (elaborazioni realizzate da Antonio Teseo)
   









mercoledì 26 ottobre 2016

Il Volto Santo sarebbe arrivato a Manoppello nel mese di maggio del 1506

Commento di Antonio Teseo 

sulle ricerche storiche effettuate dall'amico Fabrizio Tricca

 

Secondo quanto asserito in un discorso del 6 agosto 1909 dall'illustre P. Francesco da Collarmele, eccellentissimo scrittore ed oratore, il S.S. dudario della Trasfigurazione del Volto di Cristo sarebbe arrivato a Manoppello nel mese di maggio del 1506.

 

 

Su iniziativa del Rettore del Santuario, P. Francesco da Collarmele, in data 6 agosto, viene affisso sulla facciata dell’antica casa del Leonelli - visibile ancora oggi in Corso Santarelli, di fronte al portone della chiesa matrice di San Nocola di Bari spostato di una decina di metri sulla destra - la Lapide Commemorativa dei festeggiamenti del 1906, dopo una commovente celerazione solenne.

 

  DISCORSO DI PADRE  FRANCESCO DA COLLARMELE

 

(6 Agosto 1909)
A cura di Fabrizio Tricca

A te, o Manoppello, cittadina ospitale, graziosa e gentile, il mio riverente saluto !
A te, che rifulgi per antiche grandezze religiose e civili, devotamente m’inchino ed altamente plaudo.
Tu, o Manoppello amabile, formasti i sogni dorati della mia fanciullezza, quando seppi che possedevi il sacro, inestimabile Tesoro del Santo Volto; e, nella mia infantile semplicità, andavo ripetendo: “Dunque si può vedere in questa terra Gesù Cristo? Oh beato quel popolo che ne possiede le Adorabili Sembianze! “.
Tu fosti il mio più santo ideale quando, indossando questo abito, seppi che il Santo Volto si trovava nel Convento dei Cappuccini; tu fosti il mio palpito più nobile negli anni del mio noviziato e dei miei studi; e quando, nell’Ottobre 1898, celebrai la prima Messa, io volai col pensiero a te, o gentile Manoppello, e per te fervidamente pregai!.
E quando, nell’Ottobre 1901, camminai per la prima volta in questo Corso, dedicato al Santarelli, io provai l’ebrezza della felicità; e quando ascesi la collina del Santuario e fui davanti a quel Beatissimo Volto, oh! lagrimai di tenerezza e di amore; e, guardando un passato, e sia detto ad onore del vero, abbastanza inglorioso ed un avvenire assai lusinghiero per quel Santuario, esclamai nel silenzio del mio cuore:
“I tempi nuovi esigono una nuova forma di apostolato per questo Santuario”.
Amabile Manoppello, accettalo il mio riverente saluto! Se io fossi un poeta vorrei dedicarti le rime più belle e più sublimi, scelte sul Parnaso e dettatemi dalle Muse; se io fossi un pittore vorrei consacrarti i colori più vivi dell’iride sotto i puri raggi del sole; se io mi potessi trasformare in un delizioso giardino a te donerei i fiori più delicati e gentili; ma, non essendomi ciò consentito, eccoti, eccoti il mio cuore, o graziosa e gentile Manoppello; io ti amo assai!
II.
Questo sfogo spontaneo del mio animo, o egregi Manoppellesi, improntato a cordiale schiettezza, prende le mosse da un fatto singolare, imponente, che non ha nulla che vedere con i tanti avvenimenti che si svolgono nella linea ordinaria e naturale; ma che rientra, sotto i suoi varii e molteplici rapporti, nella linea dello straordinario e del soprannaturale. Potrà, è vero, la critica dei moderni filosofi, sotto l’ombra del dubbio, gettare il discredito sopra questo fatto; ma la storia di quattro secoli è lì per attestare, nel modo più chiaro e lampante, che il Volto Santo di Manoppello è opera di Dio, e che la sua prodigiosa venuta, come del resto la prodigiosa conservazione di quel Velo, malgrado il dente edace del tempo che tutto distrugge, sorpassa ogni umano evento, e ci dimostrano eloquentemente il miracolo.
A commemorare questo grande avvenimento è tutta intesa la presente cerimonia, e quella Lapide marmorea , nel suo muto linguaggio , mentre vi racconta , o Manoppellesi, una storia di alta predilezione per voi da parte della Divina Provvidenza, addita voi, al mondo civile e religioso, un popolo fortunato, che possiede nel suo seno l’Immagine del Figlio di Dio.
Se non che un nome, dopo quello del Volto Santo, risuona venerato e benedetto, e questo nome lo avete sempre sulle vostre labbra. Giù il cappello, curviamo la fronte, e salutiamo col più profondo rispetto il Dottor Giacomantonio Leonelli!…
Consentitemi pertanto , o egregi manoppellesi , che io in questo solenne festeggiamento, consideri il vostro Perinsegne Santuario nel suo passato e nel suo avvenire, e ne tragga argomento per migliorarne, nel più presto possibile, le sue sorti, giusta l’esigenza dei tempi moderni.
III.
Signore e Signori.
Molteplici sono le opinioni che si presentano circa la verace grandezza di un popolo. Alcuni la ripetono dalla potenza del genio e dalla forza delle armi, che gli fruttarono il grande dominio nel campo delle scienze, delle lettere e delle arti, non che la conquista di intere nazioni, sotto il fulgido vessillo di una vittoria impareggiabile. Dicano altri che la verace grandezza di un popolo deve ripetersi dall’elevatezza della mente, dalla magnanima nobiltà del cuore, dalla saviezza delle leggi, dalla rettitudine del governo; qualità sono queste, encomiabili, se volete, e che concorrono ad accrescere il fulgore della grandezza.
Per me sta invece che la verace grandezza di un popolo debba ripetersi dalla sua storia religiosa, che vi dice tutto un poema della sua gloria, e dei suoi incontrastabili trionfi.
E Manoppello, altamente beneficata dal sorriso dell’Eterno, accarezzata dal soave profumo dei fiori, coronata da ubertosi vigneti, sotto l’ombra degli olezzanti oliveti, Manoppello, dico nella sua storia religiosa, occupa un posto eminente. Tanto ci viene affermato dalle Chiese Parrocchiali, dai Venerabili monasteri delle Clarisse, dei Conventuali e dei Cappuccini, e dalle rinomate Badie di San Liberatore, di Arabona e di Vallebona; ed i manoppellesi si fecero mai sempre un dovere di professare alto e sentito il culto alla Chiesa Romana, fonte inesausta di ogni verace grandezza.
Anche nella storia civile Manoppello occupò sempre un posto distinto; e le sue glorie letterarie ed artistiche sono di un valore indiscutibile dal momento che parecchi figli illustri si dedicarono con intelletto d’amore, alle scienze, alle arti, alle lettere e furono di grande giovamento alla Chiesa ed allo Stato,
E qui, per debito di giustizia, ricordo i nomi celebri ed illustri del famoso Giureconsulto Bartolomeo Conti, dell’Abate di Casauria, Leonate, che per la sua straordinaria sapienza, fu degno della Porpora, del celebre filosofo e Dottore in Medicina Nicolò di Manoppello, del Giureconsulto insigne e famoso letterato, Francesco Saverio Scurci, dell’eccellente pittore Boezio Leonelli, dell’esimio poeta Camillo Marinelli, ai quali fa corona devota e gloriosa il celebratissimo Giovanni Antonio Santarelli, allievo del divino Canova, che legò il suo nome a quello di Accademie nazionali ed estere. Che se il velo della modestia non me lo vietasse direi che anche oggi Manoppello, continuando le sue civili e religiose tradizioni, consacra alla Chiesa ed alla patria, alle scienze, alle lettere ed alle arti non pochi suoi diletti figli, vanto, onore e gloria del suo natio e di tutta la regione abruzzese.
IV.
Ed ora compiacetevi, o gentili manoppellesi, seguirmi col vostro pensiero verso l’anno 1506. La Chiesa di Cristo, in quei tempi, attraversava un brutto quarto d’ora, per la nascente eresia Luterana, che minacciava la totale distruzione della cattolica fede. Sulla cattedra romana sedeva Papa Giulio II, mentre la Diocesi di Chieti era saviamente governata, dall’illustre Vescovo Giovan Pietro Carafa, il quale, più tardi, fu meritamente elevato alla dignità pontificale col nome di Paolo IV.
Fu appunto quell’anno in cui Manoppello entrava in un novello ordine di cose di gran lunga superiore alle umane, ordinarie vicende. L’eterno Donator di ogni grazia e di ogni bene compiacevasi di un glorioso figlio di questa terra fortunata, voglio dire Giacomantonio Dottor Leonelli.
L’illustre scienziato in medicina ed astronomia, Giacomantonio Leonelli, era un’anima grande per la sublimità dei suoi pensieri e per la vastità dei suoi affetti puri e santi; era una di quelle anime, che pur vivendo in questa terra, conversano continuamente col cielo, dove tengono rivolti i loro sguardi; in breve il Leonelli non poteva non essere un’anima cara a Dio, il Quale, col suo segreto celeste magnete, l’attirava sempre a sé.
Era Maggio 1506; il sole volgeva omai al tramonto, un’aura leggiera, mollemente agitava le corolle dei fiori e ne trasportava il soave gradito profumo, ed una eletta e geniale comitiva di manoppellesi, nella quale il Dottor Leonelli prendeva parte attiva ed intellettuale, sedeva in amichevole conversazione, appunto, come vuole la pia tradizione, in quella pietra rimasta, da quattro secoli, sacra ed inviolabile per ogni manoppellese.
Quand’ecco, nel meglio della conversazione, farsi innanzi un uomo sconosciuto, dall’aspetto venerando, vestito a foggia di pellegrino, come dice la storia, e, salutata, con garbo, la comitiva, fa cenno al Dottor Leonelli, indicandogli dovergli comunicare cosa delicata e di grande importanza.
Il momento è solenne, o Signore! Che sarà mai ? Quali sono i segreti che agitano quel pellegrino? Fortunata Manoppello; apparecchiati al tripudio, alla gioia, all’esultanza, perché ne hai ben donde! Il momento è solenne davvero! Giacomantonio Leonelli trovasi di fronte allo sconosciuto pellegrino nell’interno di questa Chiesa Parrocchiale di S. Nicola. Consolante spettacolo!
Il buon pellegrino, consegnando al fortunato Dottore un plico, gli dice queste memorande parole: “Prendi, o Giacomantonio, e tieni molto cara questa devozione; perché Iddio ti farà molti favori, e per essa ti renderà prospere le cose temporali e spirituali”.
O fredde ceneri di Giacomantonio Leonelli, ravvivatevi pure in questo momento, e ridonateci, sia pure per breve istante, la simpatica e maestosa persona del Grande Cittadino manoppellese, che riceveva, per il primo, Il Volto Santo di Gesù. Deh! vieni, o anima grande, nobile e virtuosa di Giacomantonio Leonelli, parla tu, in questo momento a questi illustri concittadini, ansiosi di vederti e di ascoltare la tua parola.Narraci il grande avvenimento, che oggi, dopo quattro secoli, commemoriamo; raccontaci i tuoi palpiti, i tuoi sospiri, le tue lagrime di tenerezza, la tua gioia ineffabile, il tuo indescrivibile contento. Qual cuore fu il tuo, o fortunato Dottor Leonelli, quali pensieri ti turbinarono nella mente, quando spiegasti il plico, e ti vedesti la Sacratissima Effigie del Volto Santo? Ah fu tale e tanta la salutare impressione che ricevesti nel riguardare la sovrumana bellezza del Volto Santo di Gesù che desti in dirottissimo pianto!
V.
Salve, o terra santamente invidiata, o Manoppello gentile! Deh! accogli i miei rallegramenti sinceri, le mie più vive congratulazioni per essere stata fatta degna di tanta grandezza, di tanta indiscutibile gloria! E di che temi? Di nulla devi temere dal momento che possiedi un inestimabile Tesoro, una ricchezza che non ti venne dalla terra, ma ti fu donata dal cielo.
Caro popolo diletto – Di un tal Bene possessor – Scaccia pure dal tuo petto – Ogni pena, ogni timor.
Sono già quattro secoli, o Signori; e mentre il dente edace del tempo, che tutto distrugge, abbatte, rovina ed incenerisce, non escluse le più temute monarchie, gli scettri più potenti, tuttavia un esilissimo Velo, quasi diafano, ritraente al vivo le amabili Sembianze di Cristo, si resta immutabile, indistruttibile, sfidando ognora le ire del tempo sterminatore. In quattro secoli, infatti, quante nobili istituzioni non sorsero, quanti allori non si mieterono nei campi di marte; quanti nuovi sistemi nel campo scientifico, quanti grandi conquistatori non apparvero sulla terra a riscuotere il plauso, non sempre onesto, di frenetici ammiratori? Ah! fu come un lieve rumore di una sola giornata che fuggì presto, fu come un lampo di sinistra luce apparso in un cielo nebuloso, fu come un fiore di primavera, che, superbo al mattino, declinò e morì in sul far della sera. Non così il Santuario di Manoppello, che, posto sull’amena collina, come faro luminoso degli Abruzzi e dell’Italia tutta, a sé attrae le anime dei credenti e dei non credenti; si, anche di quelli che negano Dio, che non hanno fede; i quali, loro malgrado, alla vista del Volto Santo sono costretti ad esclamare:
“Bisogna credere!”.
Fin qui, egregi manoppellesi, rifeci alquanto la storia del vostro Santuario; ed ora mi sia lecito rivolgere ansioso lo sguardo all’avvenire del Santuario medesimo per delinearvi quello che si può fare e deve farsi ad ogni costo, per migliorarne le sorti.
Il vostro Santuario, Manoppellesi, è della più alta importanza data la grande importanza del Divino Sembiante, che, quale tesoro nascosto, esso racchiude. Posso affermarvi, senza tema di smentita, che esso può gareggiare con i più celebrati d’Italia e di fuori. E chi oserà metterlo in dubbio? Se non che, confessiamolo schiettamente – e qui mi sanguina il cuore – lo straniero, non trova la maestà di un Tempio, quale si conviene ad un Santuario, ma un’oscura edicola che fa grande e orribile contrasto con la Miracolosa Effigie che in sé racchiude. In quattro secoli, nulla, ma proprio nulla si è fatto perché il Volto Santo di Manoppello avesse oggi un Tempio dove spiccassero, come un tutto armonico, l’architettura, la scultura e la pittura, che sono come l’indice della civiltà di un popolo. Di chi la colpa di questo, direi quasi, imperdonabile trascuratezza? Io, per me, provo delle difficoltà a darne un qualsiasi giudizio; tanto più che i nostri più cari antenati dormono il sonno della pace e riposano in seno a Dio.
Pace sepultis.
VI.
Quello che io posso assicurarvi, e posso anche garantirvelo, si è che nel vostro Santuario può sperarsi un migliore avvenire. E come no? Non parlano forse, nel modo più eloquente, i fatti recenti? Chi poteva mai sperare di vedere realizzata l’idea di un organo monumentale con la nuova facciata dell’esistente Chiesa, per le quali opere grandiose si spesero circa lire dieci mila? Eppure oggi è un fatto compiuto, che desta l’ammirazione dei visitatori lontani e vicini. E qui non posso non mandare una parola di alto encomio al solerte Comitato per L’Organo Monumentale, ed al Presidente di essa D. Nicola Marinelli, il quale mostrò tutta la sua energia in un’opera tanto benemerita. Chi mai poteva sperare di ricordarsi il solenne, indimenticabile festeggiamento del IV° centenario, per il quale si spesero dalle quindici alle venti mila lire? Eppure oggi è un fatto compiuto, ed il IV° centenario del 1906 rimarrà memorando negli annali della vostra cittadina, o manoppellesi! E qui adempio ad un mio dovere di prodigare il plauso più schietto e sentito all’instancabile Comitato per le feste centenarie ed all’Ill.mo D. Serafino Avv. Cav. De Tiberiis, che ne fu l’anima, e mostrò tutta la sua energica operosità, continuando così le cristiane tradizioni di sua famiglia. Chi mai poteva sperare di ricordarsi in Manoppello un Giornale del Volto Santo, che ne fosse come l’Organo, che diffondesse e divulgasse ovunque i miracoli, le grazie della Prodigiosa Divina Effigie, e ne propagasse ovunque la conoscenza? Eppure oggi è un fatto compiuto. Il Periodico “ Il Volto Santo ” percorre da capo a piedi la nostra Italia; è, nei suoi quattro anni di vita, ha reso pubblica ragione il vostro Santuario, estendendone in modo meraviglioso la conoscenza, e mostrando con prove irrefutabili che il Sacro Velo non è opera di uomo, ma opera di Dio. E qui io, in qualità di Fondatore e Direttore di esso, chieggo venia a voi tutti, o gentili manoppellesi, se, data la mia ben nota nullità, non posso fare di più e meglio ancora.
VII
Posto, o Signori, questi fatti che non si possono negare, e che rilevano altresì un meraviglioso progresso del Santuario, chi di voi dirà essere impossibile l’erezione di un Nuovo Tempio al Volto Santo? No, no, niente è impossibile a chi vuole ed a chi potentemente vuole; tutte le più grandi difficoltà saranno superate da volontà unite e compatte che giurano la realizzazione di un nobile e santo ideale.
Manoppellesi! Pronunziate, orsù, la potente ed energica parola: Vogliamo! Vogliamo il Nuovo Tempio del Volto Santo! Oh come mi consola questa vostra parola, che fa eco a quella, tante volte, da me ripetuta nel silenzio claustrale della mia cameretta! E forse che non merita il Volto Santo una nuova e più degna abitazione della presente? Orsù, avanti, egregi manoppellesi, contribuite con le vostre offerte all’erezione ed allo splendore del Nuovo Tempio, e voi affermerete la legittimità e la santità di una delle vostre più grandi glorie, e sarà come una sublime risposta all’invadente empietà che tenta tutto demolire, e trono ed altare. E non vi accorgete come oggidì si elevano monumenti ad uomini nefasti, il cui merito fu di trarre profitto dalle sventure di una nazione e di spargere nei campi di battaglia il sangue umano? E perché non potreste voi, si voi, o Manoppellesi, concorrere con offerte pienamente volontarie all’erezione di un grandioso monumento, che pubblicherà la purissima gloria di Colui, il cui Volto adorabile è la sorgente della vostra gloria, della vostra grandezza? Le mura del Nuovo Tempio , innalzandosi lentamente e tranquillamente verso il cielo , annunzieranno a tanti popoli, che invidiano alla vostra sorte, che voi amate con sentimento il progresso del Vostro Santuario, e che sapete bene accoppiare: Fede e civiltà, Religione e Patria.
Non rare volte avviene però che nei nobili e grandi ideali nascono delle diffidenze e degli sconforti, capaci di troncarne di botto le più energiche iniziative. Tanto avviene allorché si parla, in pubblico ed in privato, di migliorare le sorti del Santuario.
Spesso e volentieri si ripete al riguardo: “Oh! se ci si pensava 30, 40, 50 anni prima, a questa ora il Santuario di Manoppello godrebbe davvero una celebrità mondiale, ma ora è troppo tardi!… ” Troppo tardi? Non è più il tempo? Ma che dite mai, o amabili manoppellesi? Dite piuttosto che sono maturi i tempi per un’opera altamente benefica per la Religione e per la civiltà. Noi, figli devoti del secolo vigesimo, figli della luce elettrica, del telefono, del telegrafo senza fili, del fonografo, dell’aeroplano, figli di una incontrastabile civiltà e di un incontrastabile progresso, noi, dico, tutto possiamo ottenere oggi per migliorare le sorti del Santuario di Manoppello.
VIII.
Ed ora un augurio: Che la mia grande iniziativa d’erigere un Nuovo Tempio al Volto Santo divenga, quanto prima, un fatto compiuto e desti l’ammirazione non soltanto dell’Italia ma di tutta l’Europa.
Che la vostra Manoppello, nel nome augustissimo del Volto Santo, si circondi ognor più di luce, di amore, di grandezza e di gloria: che sia fatta subito degna di accogliere, con la ben nota ospitalità, grandi personaggi d’Italia e di tutta l’Europa, i quali, attratti dallo splendore del Nuovo Tempio, vengano a deporre l’omaggio della loro devozione ai piedi del Volto Santo. E’ questo il mio augurio, o egregi manoppellesi, e voi degnatevi di accoglierlo, perché fatto a voi con sentimento di stima e di rispetto.
Ed ora uno sguardo a quella Lapide commemorativa: essa, nel suo muto linguaggio, vi racconta quattro secoli di grande predilezione da parte della Divina Provvidenza verso di voi. Abbiatela in grande venerazione quella Lapide, la quale, nella sua freddezza marmorea, ha sempre la potenza di strappare dal vostro cuore un sospiro, dai vostri occhi una lagrima. Additatela ai vostri figli, ai vostri nipoti, specie nell’ora dell’infortunio e delle lagrime. In quella Lapide voi vi leggete, oltre quello dell’adorabilissimo Volto di Gesù, un nome degno della vostra venerazione e del vostro rispetto, dico il nome del vostro avo glorioso, Giacomantonio Dottor Leonelli. Che il suo spirito aleggi sempre intorno a voi, e vi sia di grande eccitamento a percorrere, in aria di trionfo, nella via delle più spiccate virtù religiose e civili.
Un altro nome voi leggete in quella Lapide, ma è un nome povero abbastanza ed oscuro. Esso però vi dimostra, nel più ampio significato, quanto io ami il benessere del vostro Santuario e del vostro paese. E quando saprete che il Padre Francesco da Collarmele è passato nel numero dei più, compiacetevi di ricordarvi di lui nelle vostre preghiere.
In fine, manoppellesi amabili, abbiatevi i miei più vivi ringraziamenti, per avere corrisposto pienamente al mio caldo appello, e ciò per me è una prova che io godo la vostra stima ed il vostro affetto.
Vivissimi giungano e graditi i miei ringraziamenti all’ Ill.mo Signor Sindaco ff. D. Edoardo De Blasiis ed a quei Consiglieri Comunali, che vollero onorare di loro presenza questa bella cerimonia, che ha tutta l’espressione di una vita nuova per il Santuario di Manoppello.
Salve ancora una volta, o Manoppello amabile, cittadina ospitale, graziosa e gentile, accogli il mio riverente saluto.
Salve, salve!…
P. FRANCESCO DA COLLARMELE
CAPPUCCINO

domenica 4 settembre 2016

MADRE TERESA PROCLAMATA SANTA DALLA CHIESA



                                                    ALLELUIA DI MARCO FRISINA
                                   IN ONORE DI SANTA MADRE TERESA DI CALCUTTA

                                                      https://youtu.be/amcJ7jtHILg



di Antonio Teseo
Il cuore mi dice, che nel disegno di Dio Padre l'elevazione alla gloria del Paradiso di oggi di Madre Teresa - annunciata già da tempo dalla Chiesa Cattolica prima ancora che avvenisse il terremoto nell'Italia centrale del 24 agosto, alle ore 3, 37 - abbia il significato di trasmettere, come segno, alle persone colpite dal sisma, che spiritualmente questa meraviglisa Santa è con loro a consolarle ed aiutarle. Infatti, sarebbe Lei, per intercessione dell'Altissimo, a permettere che lo spirito degli angeli operino attraverso il lavoro dei soccorritori, i quali, già subito dopo l'evento tellurgico, si sono messi a disposizione della comunità per spalancare i loro cuori all' incommensurabile Amore del Signore. Anche tutti coloro che si prodigano e si prodigheranno in altri nobili gesti, per aiutare questi nostri fratelli e queste nostre sorelle a tirarli fuori dall'angoscia e dalla disperazione, sono guidati da Santa Madre Teresa e dagli Angeli.
Speriamo che il mondo capisca, una buona volta, che il terremoto di per sé, anche se si rivela di forte entità,  non è portatore certa di morte (esso è solo un evento trasformante che fa parte della scienza della natura) ma che sono piuttosto le case non messe idoneamente in sicurezza, più delle volte, a preannunciarla e causarla.  
Preghiamo allora il Signore, che illumini  i cuori e le menti dei nostri politici, affinché affrontino seriamente il problema della messa in sicurezza delle case di tutti quei bellissimi borghi e paesi d'Italia ricchi di cultura che attraggono i turisti - paesaggi incantevoli che dunque contribuiscono alla crescita del nostro Pil - i quali, solo perché la loro posizione geografica è situata vicino alla dorsale appenninica, hanno la sfortuna di essere più esposti ad eventuali eventi sismici che possono rivelarsi anche di forte intensità. 
           

martedì 7 giugno 2016

Perché nel medioevo la reliquia più importante per la cristianità era la Veronica

Sèguito del post precedente

di Antonio Teseo

Le risposte alla domanda del titolo di questo post le troviamo in primo luogo analizzando il significato etimologico della parola Veronica (relazionandola poi ad eventi riportati sotto) la quale è una forma latina del nome greco antico Φερενικη (Pherenike), Bερενίκη (Berenìke) che, composta da φερω (phero, "portare") e νικη (nike, "vittoria") vuol dire "portatrice di vittoria"; e in secondo luogo, comprendendo una trasposizione linguistica in uso nel medioevo che derivava da due parole: una in latino "Vera" e l'altra in greco "Eikon" = "Vera Icona, o meglio, Vera immagine del Signore"  (Giraldus Cambrensis, tardo XIII sec: "id est imago vera"; Francesco Petrarca -1304-1374: "Movesi il vecchierel canuto e bianco. E viene a Roma seguendo ‘l desìo per mirar la sembianza di Colui Ch’ancor lassù nel Ciel vedere spera"; Dante, XXXI canto del Paradiso -1308-1320: Qual è colui che forse di Croazia viene a veder la Veronica nostra, che per l’antica fame non sen sazia, ma dice nel pensier, fin che si mostra: ’Segnor mio Iesù Cristo, Dio verace, or fu sì fatta la sembianza vostra?’; tal era io mirando la vivace carità di colui che ’n questo mondo, contemplando, gustò di quella pace).
Le due parole assemblate insieme, quella latina e l'altra greca, in realtà avrebbero dovuto dare origine ad un termine inventato di "Verìcon", ma nel medioevo alcune persone dotte ritennero invece che esse dovevano avere una recondita corrispondenza con la parola Benerìke, perché il concetto di questo termine un tempo era espressamente appropriato alla reliquia. Si pensò allora di alterare alcune sillabe dal connubio dei due termini con altre, in modo tale da ricavare l'espressione "Veronica" che solo in pochi - e tra questi vi era sicuramente il papa - ne conoscevano la radice del significato, come nome latino tradotto dal greco, proprio del termine "Benerìke".
Unendo ora la seconda spiegazione con la prima che abbiamo letto sopra, otteniamo:

VERA IMMAGINE DEL SIGNORE, PORTATRICE DI VITTORIA


OSSERVAZIONE

Dunque la reliquia acheropita che nell'antichità si chiamava Camuliana (rifarsi alle pubblicazioni precedenti), la quale fu spedita di nascosto da mani ignote da Costantinopoli a Roma facendola pervenire a papa Giovanni VII che la preservò dall'incombente arrivo violento di un movimento iconoclastico, nel medioevo venne chiamata volutamente "Veronica" - probabilmente da papa Innocenzo III che ne diffuse il culto - perché il reperto sacro all'epoca era considerato il vero Sudarium Christi e si sapeva anche che in un tempo veniva portato in guerra da alcuni imperatori d'Oriente come vessillo di vittoria (due di questi furono Giustino II ed Eraclio) oppure che fu esposto alla vista del nemico, tra le mura della capitale dell'impero come palladio imperiale, per dare forza morale ai sudditi dell'imperatore nel contrattaccare le incursioni persiane, comandate da Cosroe II, il quale aveva cercato invano di espugnare la roccaforte (rifarsi alle pubblicazioni precedenti).
I sasanidi di Cosroe II costretti a ritirarsi dopo la controffensiva dei romani.
A destra, il Volto Santo che fu mostrato al nemico, tra le mura della città, come palladio imperiale.
 Il Palladio (dal greco Παλλάδιον) era un simulacro che, secondo le credenze antiche, aveva il potere di difendere un'intera città.

SEBBENE VENERATA, IL VOLTO SANTO ERA DUNQUE USATO DA TANTI FANATICI COME UN OGGETTO AL QUALE VENIVA ATTRIBUITO POTERI MAGICI (SUPERSTIZIONE). OGGI, AL CONTRARIO, QUESTO SUDARIO SEPOLCRALE, DONA,  A CHI LO CONTEMPLA SPALANCANDO IL CUORE ALLO SPIRITO SANTO, UNA INCOMMENSURABILE PACE  INTERIORE ED UNA SUBLIME ELEVAZIONE TRASCENDENTALE DEL PROPRIO SPIRITO AL PADRE.  
LA VITTORIA IN GUERRA E' SOLO UN EVANESCENTE ORGOGLIO DI CUI CI SI MACCHIA LE MANI DI SANGUE
INVECE LA GLORIA DEL VOLTO TRASFIGURATO DEL RISORTO E' SOLO AMORE E PACE.

                            L'ologramma del Volto trasfigurato di Gesù non spiegabile dalla scienza
 Il Volto Santo sovrapposto alla Sindone (fig.1, risultato 3D)
Lavoro ricavato in grafica da Antonio Teseo

lunedì 6 giugno 2016

Event in Manoppello

http://holyfaceofmanoppello.blogspot.it/

Thursday, June 2, 2016
Premiere Showing in Manoppello of Documentary on Holy Face Pilgrimage Procession from St. Peter's to Santo Spirito in Sassia

                                                        Procession from St. Peter's to Santo Spirito in Sassia
by Raymond Frost

I received this welcome letter from Antonio Bini earlier today Dear Ray I am sending you the poster for the premiere showing of the documentary which will start at 6:30pm on Saturday June 4, 2016 in the San Damiano room, adjacent to the Basilica of the Holy Face of Manoppello.
The documentary, which lasts approximately 25 minutes, features the commemoration - which took place January 16, 2016 - of the Veronica procession, from St. Peter's Basilica to the Church of Santo Spirito in Sassia, initiated by Pope Innocent III in the year 1208. The documentary, produced by Paul Badde and directed by Marco Gandolfo, will soon be aired on the German language portion of the EWTN Catholic network. An upcoming version in English will air on EWTN in the USA.
It was Paul Badde himself who desired that those who carried the Holy Face, as well as the choir of the Basilica and many others from Manoppello who participated in the Roman procession could have the opportunity to see the documentary before it is aired.
For Paul Badde the screening of the documentary is also an opportunity to thank the citizens of Manoppello who prayed for him during his difficult post-operation recovery which included a period of three months of hospitalization in a Munich hospital. As soon as his strength allowed him Badde returned to complete this important documentary that begins with historical notes on the ancient hospital of Santo Spirito in Sassia and then on the event established by Innocent III which, in fact, began the devotion of the Veronica in Rome. The film then reprises the procession as it proceeds from St. Peter's Square to the Basilica and then in the direction towards the nearby church of Santo Spirito in Sassia.
The video is to be considered an authentic historical document as it includes an extensive summary of the homilies of the Prefect of the Papal Household, Archbishop Georg Ganswein, and Lebanese Archbishop Edmond Y. Farhat, who each make explicit references to the authenticity of the Holy Face. The documentary suceeds in capturing the mystical atmosphere of the precious church of Santo Spirito in Sassia, with footage (at times three cameras were in use) which gives a broad idea of ​​the crowd of devotees, whose emotion is stressed during the interview with Msgr. Jozef Bart, Polish rector of the Basilica of Santo Spirito in Sassia. I was there and I can testify to that. The flowers that you see at Santo Spirito in Sassia were donated by Daisy Neves.
                            Ellen Badde, Fr. Heinrich Pfeiffer, S.J., and Paul Badde at Santo Spirito in Sassia

Paul will not be present at the showing of the documentary in Manoppello because he still is in need of rest. a warm greeting, Antonio