Leggi la pagina del Vangelo di oggi

MISERICORDIAE VULTUM IN AETERNUM ADOREMUS

MISERICORDIAE VULTUM IN AETERNUM ADOREMUS

.."[O Dio] continua ad effondere su di noi il tuo Santo Spirito, affinché non ci stanchiamo di rivolgere con fiducia lo sguardo a colui che abbiamo trafitto: il tuo Figlio fatto uomo, Volto splendente della tua infinita misericordia, rifugio sicuro per tutti noi peccatori bisognosi di perdono e di pace nella verità che libera e salva. Egli è la porta attraverso la quale veniamo a te, sorgente inesauribile di consolazione per tutti, bellezza che non conosce tramonto, gioia perfetta nella vita senza fine .."
(PAPA FRANCESCO)




Fotomontaggio realizzato da Antonio Teseo
LA DIAPOSITIVITA' NEL SUDARIO DI CRISTO DEL SANTO VOLTO DI MANOPPELLO

La diapositività nel Volto Santo di Manoppello

La diapositività nel Volto Santo di Manoppello
LE PIEGHE DEL S.S. SUDARIO DI CRISTO DEL VOLTO SANTO DI MANOPPELLO RINTRACCIABILI NELL'IMMAGINE DELLA S. SINDONE DI TORINO.
SOVRAPPONENDO AL COMPUTER LA FIG. 1 DELLA S. SINDONE ALLA FIG. 3 DEL VOLTO SANTO DI MANOPPELLO, MEDIANTE L'UTILIZZO DI UN FILTRAGGIO IN GRAFICA DI RAFFORZAMENTO DI CONTRASTO VIENE ALLA LUCE IL VOLTO CRUENTO DELLA PASSIONE DEL REDENTORE "FIG. 2". NEL VOLTO TRASFIGURATO DELLA FIG. 3, RITROVIAMO LE TRACCE EMATICHE APPENA PERCEPIBILI PERCHE' SI ERANO ASCIUGATE SUL VOLTO DEL RISORTO. ESSE SI PRESENTANO ANCHE EVANESCENTI, COME MACCHIE IMPRESSE SUL SUDARIO, PER LA SOVRAPPOSIZIONE ALLE STESSE DELLA LUCE DEL PADRE PROVENIENTE DALLA DIREZIONE IN CUI GUARDANO I MIRABILI OCCHI DEL SALVATORE.

Le pieghe del S.S Sudario di Cristo del Volto Santo di Manoppello rintracciabili nella S. Sindone

Le pieghe del S.S Sudario di Cristo del Volto Santo di Manoppello rintracciabili nella S. Sindone
IL VOLTO CHE HA SEGNATO LA STORIA

Lavoro realizzato in grafica da Antonio Teseo da vedere
con gli occhialini rosso-ciano.
L'animazione si è resa necessaria aggiungerla perché per me rivela i caratteri somatici di un uomo ebreo vissuto poco più
di 2000 anni fa.

L'IMMAGINE CHE HA SEGNATO LA STORIA

Il Miserere del celebre maestro Giustino Zappacosta (n. 1866 - m. 1945) che si canta ogni Venerdì Santo in processione a Manoppello

Giustino Zappacosta è ritenuto uno dei più grandi compositori abruzzesi vissuti a cavallo della seconda metà dell'800 e la prima metà del 900. Allievo del professore e direttore d'orchestra Camillo De Nardis nel conservatorio a Napoli, il compositore di Manoppello divenne maestro di Cappella del duomo di Chieti e insegnante nella badia di Montecassino dove gli successe il maestro Lorenzo Perosi. Nella ricorrenza del IV centenario dalla venuta del S.S. Sudario di Cristo del Volto Santo a Manoppello (1908), il sullodato professor Zappacosta, in arte G. Zameis, diresse il Coro della Cappella del Volto Santo composto dalle voci maschili addirittura di cinquanta elementi.
Tra le più belle opere del musicista ricordiamo:
Musiche sacre - il Miserere, che tradizionalmente si canta a Manoppello durante la processione del Venerdì Santo e che sentiamo nel video; Inno al Volto Santo, melodia che si esegue durante le feste in onore del Sacro Velo al termine della Santa Messa; Vespro festivo a tre voci, dedicato al maestro Camillo de Nardis; Te Deum; Missa Pastoralis "Dona nobis pacem" per coro a due voci e organo; Novena a S. Luigi Gonzaga, a 2 voci con accompagnamento d'organo o armonio.
Romanze - Spes, Ultima Dea; Quando!; Occhi azzurri e chioma d'oro; Vorrei; Tutta gioia; Polka - Un ricordo abruzzese, romanza dedicata alla sig.na Annina de Nardis, figlia del suo maestro Camillo de Nardis; Una giornata di baldoria - composizione di 5 danze: Nel viale - marcia; In giardino - mazurka; Fra le rose - polka; Sotto i ciclamini - valzer; Sul prato - dancing.

Il celebre compositore abruzzese, Francesco Paolo Tosti, oltre ad elogiare le grandi virtù di G. Zappacosta come compositore, lo definiva anche un eccellente organista e un virtuoso pianista. Nel libro intitolato "Immagini e fatti dell'Arte Musicale in Abruzzo" il maestro Antonio Piovano descrive le alte doti musicali del musicista di Manoppello a pag. 85.




L'ora in Manoppello:
METEO DAL SATELLITE

A sinistra, visione diurna in Europa; a destra, visione all'infrarosso.
Sotto, Radar, con proiezione della pioggia stimata: visione Europa e visione Italia.
Nel vedere l'animazione delle foto scattate dal satellite ogni 15 minuti, aggiungere 1 ora con l'ora solare e 2
ore con quella legale all'orario UTC.
Premendo F5, si può aggiornare la sequenza delle immagini, dopo che magari è trascorso del tempo.




www.libreriadelsanto.it
CONTEMPLAZIONE DEL S.S. SUDARIO DI CRISTO CON IMPRESSO IL VOLTO SANTO DI MANOPPELLO.
NELL'ULTIMA SCENA DEL VIDEO TROVIAMO IL SUDARIO CON IL COLORE VIRTUALE DEL BISSO DI LINO GREZZO CHE NELLA TOMBA AVREBBE RICOPERTO IL VOLTO DI GESU' DOPO LA SUA MORTE. SECONDO UNA MIA ACCURATA RICERCA, LE MISURE ORIGINALI DEL TELO DI MANOPPELLO, PRIMA ANCORA CHE FOSSE RITAGLIATO NEL XVII SECOLO, ERANO ESATTAMENTE DI 2 CUBITI REALI X 2 (MISURA STANDARD UTILIZZATA DAGLI EBREI ALL'EPOCA DI GESU' PER DETERMINARE LA GRANDEZZA DEL SUDARIO SEPOLCRALE CHE VENIVA USATO PER ORNARE SOLO DEFUNTI RE O SACERDOTI).
NEL GIORNO DELLA SANTA PASQUA DEL SIGNORE, SUL VELO SAREBBERO APPARSE OLOGRAFICAMENTE IN SEQUENZA, IN UN SOLO LAMPO DI LUCE, LE IMMAGINI CHE VEDIAMO INVECE SCORRERE LENTAMENTE IN SEI MINUTI DI TEMPO.



CONTEMPLAZIONE DEL SUDARIO DI CRISTO CON IMPRESSO IL VOLTO SANTO DI MANOPPELLO

IL VOLTO DI CRISTO TRASFIGURATO DALLA LUCE DEL PADRE

Lavoro eseguito in grafica 3D da Antonio Teseo da vedere con gli occhialini colorati rosso/ciano.
L'animazione virtuale del volto è servita per definire al meglio i lineamenti somatici che, come vedete, secondo uno studio antropologico è di una persona ebrea vissuta poco più di 2000 anni fa. Si tratta della sembianza di Gesù, modello per l'iconografia.

mercoledì 26 ottobre 2016

Il Volto Santo sarebbe arrivato a Manoppello nel mese di maggio del 1506

Commento di Antonio Teseo 

sulle ricerche storiche effettuate dall'amico Fabrizio Tricca

 

Secondo quanto asserito in un discorso del 6 agosto 1909 dall'illustre P. Francesco da Collarmele, eccellentissimo scrittore ed oratore, il S.S. dudario della Trasfigurazione del Volto di Cristo sarebbe arrivato a Manoppello nel mese di maggio del 1506.

 

 

Su iniziativa del Rettore del Santuario, P. Francesco da Collarmele, in data 6 agosto, viene affisso sulla facciata dell’antica casa del Leonelli - visibile ancora oggi in Corso Santarelli, di fronte al portone della chiesa matrice di San Nocola di Bari spostato di una decina di metri sulla destra - la Lapide Commemorativa dei festeggiamenti del 1906, dopo una commovente celerazione solenne.

 

  DISCORSO DI PADRE  FRANCESCO DA COLLARMELE

 

(6 Agosto 1909)
A cura di Fabrizio Tricca

A te, o Manoppello, cittadina ospitale, graziosa e gentile, il mio riverente saluto !
A te, che rifulgi per antiche grandezze religiose e civili, devotamente m’inchino ed altamente plaudo.
Tu, o Manoppello amabile, formasti i sogni dorati della mia fanciullezza, quando seppi che possedevi il sacro, inestimabile Tesoro del Santo Volto; e, nella mia infantile semplicità, andavo ripetendo: “Dunque si può vedere in questa terra Gesù Cristo? Oh beato quel popolo che ne possiede le Adorabili Sembianze! “.
Tu fosti il mio più santo ideale quando, indossando questo abito, seppi che il Santo Volto si trovava nel Convento dei Cappuccini; tu fosti il mio palpito più nobile negli anni del mio noviziato e dei miei studi; e quando, nell’Ottobre 1898, celebrai la prima Messa, io volai col pensiero a te, o gentile Manoppello, e per te fervidamente pregai!.
E quando, nell’Ottobre 1901, camminai per la prima volta in questo Corso, dedicato al Santarelli, io provai l’ebrezza della felicità; e quando ascesi la collina del Santuario e fui davanti a quel Beatissimo Volto, oh! lagrimai di tenerezza e di amore; e, guardando un passato, e sia detto ad onore del vero, abbastanza inglorioso ed un avvenire assai lusinghiero per quel Santuario, esclamai nel silenzio del mio cuore:
“I tempi nuovi esigono una nuova forma di apostolato per questo Santuario”.
Amabile Manoppello, accettalo il mio riverente saluto! Se io fossi un poeta vorrei dedicarti le rime più belle e più sublimi, scelte sul Parnaso e dettatemi dalle Muse; se io fossi un pittore vorrei consacrarti i colori più vivi dell’iride sotto i puri raggi del sole; se io mi potessi trasformare in un delizioso giardino a te donerei i fiori più delicati e gentili; ma, non essendomi ciò consentito, eccoti, eccoti il mio cuore, o graziosa e gentile Manoppello; io ti amo assai!
II.
Questo sfogo spontaneo del mio animo, o egregi Manoppellesi, improntato a cordiale schiettezza, prende le mosse da un fatto singolare, imponente, che non ha nulla che vedere con i tanti avvenimenti che si svolgono nella linea ordinaria e naturale; ma che rientra, sotto i suoi varii e molteplici rapporti, nella linea dello straordinario e del soprannaturale. Potrà, è vero, la critica dei moderni filosofi, sotto l’ombra del dubbio, gettare il discredito sopra questo fatto; ma la storia di quattro secoli è lì per attestare, nel modo più chiaro e lampante, che il Volto Santo di Manoppello è opera di Dio, e che la sua prodigiosa venuta, come del resto la prodigiosa conservazione di quel Velo, malgrado il dente edace del tempo che tutto distrugge, sorpassa ogni umano evento, e ci dimostrano eloquentemente il miracolo.
A commemorare questo grande avvenimento è tutta intesa la presente cerimonia, e quella Lapide marmorea , nel suo muto linguaggio , mentre vi racconta , o Manoppellesi, una storia di alta predilezione per voi da parte della Divina Provvidenza, addita voi, al mondo civile e religioso, un popolo fortunato, che possiede nel suo seno l’Immagine del Figlio di Dio.
Se non che un nome, dopo quello del Volto Santo, risuona venerato e benedetto, e questo nome lo avete sempre sulle vostre labbra. Giù il cappello, curviamo la fronte, e salutiamo col più profondo rispetto il Dottor Giacomantonio Leonelli!…
Consentitemi pertanto , o egregi manoppellesi , che io in questo solenne festeggiamento, consideri il vostro Perinsegne Santuario nel suo passato e nel suo avvenire, e ne tragga argomento per migliorarne, nel più presto possibile, le sue sorti, giusta l’esigenza dei tempi moderni.
III.
Signore e Signori.
Molteplici sono le opinioni che si presentano circa la verace grandezza di un popolo. Alcuni la ripetono dalla potenza del genio e dalla forza delle armi, che gli fruttarono il grande dominio nel campo delle scienze, delle lettere e delle arti, non che la conquista di intere nazioni, sotto il fulgido vessillo di una vittoria impareggiabile. Dicano altri che la verace grandezza di un popolo deve ripetersi dall’elevatezza della mente, dalla magnanima nobiltà del cuore, dalla saviezza delle leggi, dalla rettitudine del governo; qualità sono queste, encomiabili, se volete, e che concorrono ad accrescere il fulgore della grandezza.
Per me sta invece che la verace grandezza di un popolo debba ripetersi dalla sua storia religiosa, che vi dice tutto un poema della sua gloria, e dei suoi incontrastabili trionfi.
E Manoppello, altamente beneficata dal sorriso dell’Eterno, accarezzata dal soave profumo dei fiori, coronata da ubertosi vigneti, sotto l’ombra degli olezzanti oliveti, Manoppello, dico nella sua storia religiosa, occupa un posto eminente. Tanto ci viene affermato dalle Chiese Parrocchiali, dai Venerabili monasteri delle Clarisse, dei Conventuali e dei Cappuccini, e dalle rinomate Badie di San Liberatore, di Arabona e di Vallebona; ed i manoppellesi si fecero mai sempre un dovere di professare alto e sentito il culto alla Chiesa Romana, fonte inesausta di ogni verace grandezza.
Anche nella storia civile Manoppello occupò sempre un posto distinto; e le sue glorie letterarie ed artistiche sono di un valore indiscutibile dal momento che parecchi figli illustri si dedicarono con intelletto d’amore, alle scienze, alle arti, alle lettere e furono di grande giovamento alla Chiesa ed allo Stato,
E qui, per debito di giustizia, ricordo i nomi celebri ed illustri del famoso Giureconsulto Bartolomeo Conti, dell’Abate di Casauria, Leonate, che per la sua straordinaria sapienza, fu degno della Porpora, del celebre filosofo e Dottore in Medicina Nicolò di Manoppello, del Giureconsulto insigne e famoso letterato, Francesco Saverio Scurci, dell’eccellente pittore Boezio Leonelli, dell’esimio poeta Camillo Marinelli, ai quali fa corona devota e gloriosa il celebratissimo Giovanni Antonio Santarelli, allievo del divino Canova, che legò il suo nome a quello di Accademie nazionali ed estere. Che se il velo della modestia non me lo vietasse direi che anche oggi Manoppello, continuando le sue civili e religiose tradizioni, consacra alla Chiesa ed alla patria, alle scienze, alle lettere ed alle arti non pochi suoi diletti figli, vanto, onore e gloria del suo natio e di tutta la regione abruzzese.
IV.
Ed ora compiacetevi, o gentili manoppellesi, seguirmi col vostro pensiero verso l’anno 1506. La Chiesa di Cristo, in quei tempi, attraversava un brutto quarto d’ora, per la nascente eresia Luterana, che minacciava la totale distruzione della cattolica fede. Sulla cattedra romana sedeva Papa Giulio II, mentre la Diocesi di Chieti era saviamente governata, dall’illustre Vescovo Giovan Pietro Carafa, il quale, più tardi, fu meritamente elevato alla dignità pontificale col nome di Paolo IV.
Fu appunto quell’anno in cui Manoppello entrava in un novello ordine di cose di gran lunga superiore alle umane, ordinarie vicende. L’eterno Donator di ogni grazia e di ogni bene compiacevasi di un glorioso figlio di questa terra fortunata, voglio dire Giacomantonio Dottor Leonelli.
L’illustre scienziato in medicina ed astronomia, Giacomantonio Leonelli, era un’anima grande per la sublimità dei suoi pensieri e per la vastità dei suoi affetti puri e santi; era una di quelle anime, che pur vivendo in questa terra, conversano continuamente col cielo, dove tengono rivolti i loro sguardi; in breve il Leonelli non poteva non essere un’anima cara a Dio, il Quale, col suo segreto celeste magnete, l’attirava sempre a sé.
Era Maggio 1506; il sole volgeva omai al tramonto, un’aura leggiera, mollemente agitava le corolle dei fiori e ne trasportava il soave gradito profumo, ed una eletta e geniale comitiva di manoppellesi, nella quale il Dottor Leonelli prendeva parte attiva ed intellettuale, sedeva in amichevole conversazione, appunto, come vuole la pia tradizione, in quella pietra rimasta, da quattro secoli, sacra ed inviolabile per ogni manoppellese.
Quand’ecco, nel meglio della conversazione, farsi innanzi un uomo sconosciuto, dall’aspetto venerando, vestito a foggia di pellegrino, come dice la storia, e, salutata, con garbo, la comitiva, fa cenno al Dottor Leonelli, indicandogli dovergli comunicare cosa delicata e di grande importanza.
Il momento è solenne, o Signore! Che sarà mai ? Quali sono i segreti che agitano quel pellegrino? Fortunata Manoppello; apparecchiati al tripudio, alla gioia, all’esultanza, perché ne hai ben donde! Il momento è solenne davvero! Giacomantonio Leonelli trovasi di fronte allo sconosciuto pellegrino nell’interno di questa Chiesa Parrocchiale di S. Nicola. Consolante spettacolo!
Il buon pellegrino, consegnando al fortunato Dottore un plico, gli dice queste memorande parole: “Prendi, o Giacomantonio, e tieni molto cara questa devozione; perché Iddio ti farà molti favori, e per essa ti renderà prospere le cose temporali e spirituali”.
O fredde ceneri di Giacomantonio Leonelli, ravvivatevi pure in questo momento, e ridonateci, sia pure per breve istante, la simpatica e maestosa persona del Grande Cittadino manoppellese, che riceveva, per il primo, Il Volto Santo di Gesù. Deh! vieni, o anima grande, nobile e virtuosa di Giacomantonio Leonelli, parla tu, in questo momento a questi illustri concittadini, ansiosi di vederti e di ascoltare la tua parola.Narraci il grande avvenimento, che oggi, dopo quattro secoli, commemoriamo; raccontaci i tuoi palpiti, i tuoi sospiri, le tue lagrime di tenerezza, la tua gioia ineffabile, il tuo indescrivibile contento. Qual cuore fu il tuo, o fortunato Dottor Leonelli, quali pensieri ti turbinarono nella mente, quando spiegasti il plico, e ti vedesti la Sacratissima Effigie del Volto Santo? Ah fu tale e tanta la salutare impressione che ricevesti nel riguardare la sovrumana bellezza del Volto Santo di Gesù che desti in dirottissimo pianto!
V.
Salve, o terra santamente invidiata, o Manoppello gentile! Deh! accogli i miei rallegramenti sinceri, le mie più vive congratulazioni per essere stata fatta degna di tanta grandezza, di tanta indiscutibile gloria! E di che temi? Di nulla devi temere dal momento che possiedi un inestimabile Tesoro, una ricchezza che non ti venne dalla terra, ma ti fu donata dal cielo.
Caro popolo diletto – Di un tal Bene possessor – Scaccia pure dal tuo petto – Ogni pena, ogni timor.
Sono già quattro secoli, o Signori; e mentre il dente edace del tempo, che tutto distrugge, abbatte, rovina ed incenerisce, non escluse le più temute monarchie, gli scettri più potenti, tuttavia un esilissimo Velo, quasi diafano, ritraente al vivo le amabili Sembianze di Cristo, si resta immutabile, indistruttibile, sfidando ognora le ire del tempo sterminatore. In quattro secoli, infatti, quante nobili istituzioni non sorsero, quanti allori non si mieterono nei campi di marte; quanti nuovi sistemi nel campo scientifico, quanti grandi conquistatori non apparvero sulla terra a riscuotere il plauso, non sempre onesto, di frenetici ammiratori? Ah! fu come un lieve rumore di una sola giornata che fuggì presto, fu come un lampo di sinistra luce apparso in un cielo nebuloso, fu come un fiore di primavera, che, superbo al mattino, declinò e morì in sul far della sera. Non così il Santuario di Manoppello, che, posto sull’amena collina, come faro luminoso degli Abruzzi e dell’Italia tutta, a sé attrae le anime dei credenti e dei non credenti; si, anche di quelli che negano Dio, che non hanno fede; i quali, loro malgrado, alla vista del Volto Santo sono costretti ad esclamare:
“Bisogna credere!”.
Fin qui, egregi manoppellesi, rifeci alquanto la storia del vostro Santuario; ed ora mi sia lecito rivolgere ansioso lo sguardo all’avvenire del Santuario medesimo per delinearvi quello che si può fare e deve farsi ad ogni costo, per migliorarne le sorti.
Il vostro Santuario, Manoppellesi, è della più alta importanza data la grande importanza del Divino Sembiante, che, quale tesoro nascosto, esso racchiude. Posso affermarvi, senza tema di smentita, che esso può gareggiare con i più celebrati d’Italia e di fuori. E chi oserà metterlo in dubbio? Se non che, confessiamolo schiettamente – e qui mi sanguina il cuore – lo straniero, non trova la maestà di un Tempio, quale si conviene ad un Santuario, ma un’oscura edicola che fa grande e orribile contrasto con la Miracolosa Effigie che in sé racchiude. In quattro secoli, nulla, ma proprio nulla si è fatto perché il Volto Santo di Manoppello avesse oggi un Tempio dove spiccassero, come un tutto armonico, l’architettura, la scultura e la pittura, che sono come l’indice della civiltà di un popolo. Di chi la colpa di questo, direi quasi, imperdonabile trascuratezza? Io, per me, provo delle difficoltà a darne un qualsiasi giudizio; tanto più che i nostri più cari antenati dormono il sonno della pace e riposano in seno a Dio.
Pace sepultis.
VI.
Quello che io posso assicurarvi, e posso anche garantirvelo, si è che nel vostro Santuario può sperarsi un migliore avvenire. E come no? Non parlano forse, nel modo più eloquente, i fatti recenti? Chi poteva mai sperare di vedere realizzata l’idea di un organo monumentale con la nuova facciata dell’esistente Chiesa, per le quali opere grandiose si spesero circa lire dieci mila? Eppure oggi è un fatto compiuto, che desta l’ammirazione dei visitatori lontani e vicini. E qui non posso non mandare una parola di alto encomio al solerte Comitato per L’Organo Monumentale, ed al Presidente di essa D. Nicola Marinelli, il quale mostrò tutta la sua energia in un’opera tanto benemerita. Chi mai poteva sperare di ricordarsi il solenne, indimenticabile festeggiamento del IV° centenario, per il quale si spesero dalle quindici alle venti mila lire? Eppure oggi è un fatto compiuto, ed il IV° centenario del 1906 rimarrà memorando negli annali della vostra cittadina, o manoppellesi! E qui adempio ad un mio dovere di prodigare il plauso più schietto e sentito all’instancabile Comitato per le feste centenarie ed all’Ill.mo D. Serafino Avv. Cav. De Tiberiis, che ne fu l’anima, e mostrò tutta la sua energica operosità, continuando così le cristiane tradizioni di sua famiglia. Chi mai poteva sperare di ricordarsi in Manoppello un Giornale del Volto Santo, che ne fosse come l’Organo, che diffondesse e divulgasse ovunque i miracoli, le grazie della Prodigiosa Divina Effigie, e ne propagasse ovunque la conoscenza? Eppure oggi è un fatto compiuto. Il Periodico “ Il Volto Santo ” percorre da capo a piedi la nostra Italia; è, nei suoi quattro anni di vita, ha reso pubblica ragione il vostro Santuario, estendendone in modo meraviglioso la conoscenza, e mostrando con prove irrefutabili che il Sacro Velo non è opera di uomo, ma opera di Dio. E qui io, in qualità di Fondatore e Direttore di esso, chieggo venia a voi tutti, o gentili manoppellesi, se, data la mia ben nota nullità, non posso fare di più e meglio ancora.
VII
Posto, o Signori, questi fatti che non si possono negare, e che rilevano altresì un meraviglioso progresso del Santuario, chi di voi dirà essere impossibile l’erezione di un Nuovo Tempio al Volto Santo? No, no, niente è impossibile a chi vuole ed a chi potentemente vuole; tutte le più grandi difficoltà saranno superate da volontà unite e compatte che giurano la realizzazione di un nobile e santo ideale.
Manoppellesi! Pronunziate, orsù, la potente ed energica parola: Vogliamo! Vogliamo il Nuovo Tempio del Volto Santo! Oh come mi consola questa vostra parola, che fa eco a quella, tante volte, da me ripetuta nel silenzio claustrale della mia cameretta! E forse che non merita il Volto Santo una nuova e più degna abitazione della presente? Orsù, avanti, egregi manoppellesi, contribuite con le vostre offerte all’erezione ed allo splendore del Nuovo Tempio, e voi affermerete la legittimità e la santità di una delle vostre più grandi glorie, e sarà come una sublime risposta all’invadente empietà che tenta tutto demolire, e trono ed altare. E non vi accorgete come oggidì si elevano monumenti ad uomini nefasti, il cui merito fu di trarre profitto dalle sventure di una nazione e di spargere nei campi di battaglia il sangue umano? E perché non potreste voi, si voi, o Manoppellesi, concorrere con offerte pienamente volontarie all’erezione di un grandioso monumento, che pubblicherà la purissima gloria di Colui, il cui Volto adorabile è la sorgente della vostra gloria, della vostra grandezza? Le mura del Nuovo Tempio , innalzandosi lentamente e tranquillamente verso il cielo , annunzieranno a tanti popoli, che invidiano alla vostra sorte, che voi amate con sentimento il progresso del Vostro Santuario, e che sapete bene accoppiare: Fede e civiltà, Religione e Patria.
Non rare volte avviene però che nei nobili e grandi ideali nascono delle diffidenze e degli sconforti, capaci di troncarne di botto le più energiche iniziative. Tanto avviene allorché si parla, in pubblico ed in privato, di migliorare le sorti del Santuario.
Spesso e volentieri si ripete al riguardo: “Oh! se ci si pensava 30, 40, 50 anni prima, a questa ora il Santuario di Manoppello godrebbe davvero una celebrità mondiale, ma ora è troppo tardi!… ” Troppo tardi? Non è più il tempo? Ma che dite mai, o amabili manoppellesi? Dite piuttosto che sono maturi i tempi per un’opera altamente benefica per la Religione e per la civiltà. Noi, figli devoti del secolo vigesimo, figli della luce elettrica, del telefono, del telegrafo senza fili, del fonografo, dell’aeroplano, figli di una incontrastabile civiltà e di un incontrastabile progresso, noi, dico, tutto possiamo ottenere oggi per migliorare le sorti del Santuario di Manoppello.
VIII.
Ed ora un augurio: Che la mia grande iniziativa d’erigere un Nuovo Tempio al Volto Santo divenga, quanto prima, un fatto compiuto e desti l’ammirazione non soltanto dell’Italia ma di tutta l’Europa.
Che la vostra Manoppello, nel nome augustissimo del Volto Santo, si circondi ognor più di luce, di amore, di grandezza e di gloria: che sia fatta subito degna di accogliere, con la ben nota ospitalità, grandi personaggi d’Italia e di tutta l’Europa, i quali, attratti dallo splendore del Nuovo Tempio, vengano a deporre l’omaggio della loro devozione ai piedi del Volto Santo. E’ questo il mio augurio, o egregi manoppellesi, e voi degnatevi di accoglierlo, perché fatto a voi con sentimento di stima e di rispetto.
Ed ora uno sguardo a quella Lapide commemorativa: essa, nel suo muto linguaggio, vi racconta quattro secoli di grande predilezione da parte della Divina Provvidenza verso di voi. Abbiatela in grande venerazione quella Lapide, la quale, nella sua freddezza marmorea, ha sempre la potenza di strappare dal vostro cuore un sospiro, dai vostri occhi una lagrima. Additatela ai vostri figli, ai vostri nipoti, specie nell’ora dell’infortunio e delle lagrime. In quella Lapide voi vi leggete, oltre quello dell’adorabilissimo Volto di Gesù, un nome degno della vostra venerazione e del vostro rispetto, dico il nome del vostro avo glorioso, Giacomantonio Dottor Leonelli. Che il suo spirito aleggi sempre intorno a voi, e vi sia di grande eccitamento a percorrere, in aria di trionfo, nella via delle più spiccate virtù religiose e civili.
Un altro nome voi leggete in quella Lapide, ma è un nome povero abbastanza ed oscuro. Esso però vi dimostra, nel più ampio significato, quanto io ami il benessere del vostro Santuario e del vostro paese. E quando saprete che il Padre Francesco da Collarmele è passato nel numero dei più, compiacetevi di ricordarvi di lui nelle vostre preghiere.
In fine, manoppellesi amabili, abbiatevi i miei più vivi ringraziamenti, per avere corrisposto pienamente al mio caldo appello, e ciò per me è una prova che io godo la vostra stima ed il vostro affetto.
Vivissimi giungano e graditi i miei ringraziamenti all’ Ill.mo Signor Sindaco ff. D. Edoardo De Blasiis ed a quei Consiglieri Comunali, che vollero onorare di loro presenza questa bella cerimonia, che ha tutta l’espressione di una vita nuova per il Santuario di Manoppello.
Salve ancora una volta, o Manoppello amabile, cittadina ospitale, graziosa e gentile, accogli il mio riverente saluto.
Salve, salve!…
P. FRANCESCO DA COLLARMELE
CAPPUCCINO

Nessun commento: