Riprese, commento e ricerche di Antonio Teseo
Quando nella chiesa di San Nicola a Manoppello portai per la prima volta il professor padre Heinrich Pfeiffer a vedere il Gesù morto di Giovanni Antonio Santarelli, egli mi sussurrò in un orecchio queste parole:
"Raramente ho visto un' opera così bella: non sembra una scultura, ma un corpo esanime realistico. Il Volto è sicuramente stato attinto dal Volto Santo di Manoppello, con la bocca semi aperta, la barba e i baffi radi e i capelli fluenti".
Giovanni Antonio
Santarelli
(Manoppello 1758
- Firenze 1826) - Incisore
BIOGRAFIA
Giovanni
Antonio nacque da Francesco e Maria Angela Casagena di Manoppello (PE), una
famiglia di poveri agricoltori, il 20 ottobre 1758.
GIOVINEZZA
Dopo
aver superato le resistenze della famiglia che volevano che lavorasse i campi,
fu indirizzato ad un primo rudimentale apprendistato presso un pittore locale,
infatti lavorò per circa 2 anni presso la bottega del pittore di origine
guardiese, cioè di Guardiagrele (CH), Nicola Ranieri, in questo periodo
produsse principalmente dei gessi e delle sculture lignee. Alcune di queste sue
opere giovanili sono tuttora conservati a Manoppello presso la Chiesa di San
Nicola. Nel 1780 si trasferisce a Chieti dove entra in contatto con l'incisore
toscano Clemente Caselli dal quale apprende e affina le tecniche incisorie
lavorando anche per alcuni aristocratici teatini, tra i quali il marchese
Romualdo de Sterlich.
MATURITA'
ARTISTICA
La
vera svolta nella sua vita, però, avviene nel 1785, in quell'anno infatti, si
trasferisce a Roma dove entra in contatto professionale, ma anche di amicizia,
con Giovanni Pichler e Antonio Canova, a Roma, Santarelli, userà la sua bravura
nell'arte della glittica e nell'incisione di cammei, vi rimase per oltre 10
anni, durante questo soggiorno sposò Vincenzina Ghesmann che morirà dopo soli
tre anni di nozze.
PERIODO
FIORENTINO
Nel
1797 si trasferisce definitivamente a Firenze dove nel 1799 sposa Teresa Benini
da cui avrà 4 figli, 2 femmine, Agnese e Carolina, e 2 maschi, Carlo e Emilio
che, come il padre, diventeranno incisori. A Firenze, all'epoca sotto
occupazione francese, viene a contatto con la cultura e gli ambienti
napoleonici. Il Generale Jacques François Menou, all'epoca Governatore della
Toscana, lo nominò professore della Scuola d'Incisione di Gemme e Cammei, inoltre
diventerà membro dell'Accademia di Belle Arti di Firenze e il 7 agosto 1800 è
aggregato all'Accademia Co-Lombardia. Durante il soggiorno fiorentino,
Santarelli si dedicherà in maniera esclusiva alla produzione di cammei,
incidendo i ritratti di illustri personaggi dell'epoca, come Ferdinando III di
Toscana, della principessa Elisa di Lucca, della Duchessa di Parma, della
Regina D'Etruria, ma realizzò anche cammei con personaggi famosi del passato
come Dante, Galileo, Petrarca, Machiavelli, Boccaccio.
MORTE
Muore
a Firenze il 30 maggio 1826, presso la sua casa sita vicino al Ponte di
Cernaria, il suo corpo è sepolto nella Chiesa di Ognissanti.
RICONOSCIMENTI
Nel
1820, per aver realizzato un cammeo per Napoleone, venne insignito dallo stesso
Bonaparte, della Croce di Cavaliere dell'Ordine della Riunione e da Luigi XVIII
ricevette l'onorificenza di Cavaliere della Legione d'Onore.
OPERE
Nel
corso della sua vita, operando tra Chieti, Roma e Firenze, realizzò molte
medaglie e incisioni che sono oggi conservati in vari musei tra cui il Louvre,
il Museo Numismatico della Zecca Italiana, il Museo Glauco Lombardi di Parma,
il Germanisches National Museum di Norimberga.
Manoppello
il Paese nativo di Giovanni Antonio Santarelli, conserva alcune delle sue opere
nella Chiesa parrocchiale di San Nicola di Bari (Gesù Bambino, Cristo morto e
S. Antonio di Padova).
SANTARELLI
(Gio. AntoNio ), ebbe a patria Manopello negli
Abruzzi ove nacque di poveri, ma onesti genitori.
Ancor fanciullo venne collocato presso un dipintore in Chieti; ma la natura che
ad altro il destinava, facendo che poco i pennelli curasse, spingevalo a córre
ogni libero momento per lavorare piccole figure d'argilla in una prossima
officina di terre cotte . La grazia e 1' eleganza di che ei le adornava , e le lodi che gliene venivano
mossero le monache di quel luogo a commettergli un Cristo morto, che molto mirabile riesci. Accadde che un
medico di quel paese avesse a mostrargli un cammeo
in un anello, e il giovanetto sorpreso di tanto
lavoro in sì poca materia, tutto accendere si senti da viva brama di apprendere come ciò si operasse. Determinato quindi
recarsi a Roma sede perpetua e fiorcntissima d' ogni beli' arte dove a que'
tempi Giovanni Pililer teneva il primato fra gl' incisori, Vi giunse di appena 20 anni privo d* ogni aiuto di fortuna, e d'ogni guida pe*
sentieri dell' arte. Ma che non può ncll' uomo il genio, la forte volontà e la
perseveranza? Il giovanetto fabbricato da sè un ordigno per incidere , e tolta
una pietra focaia, vi lavora sopra una testa , la vende per pochi scudi, compra
poscia una pietra di maggior pregio, su cui intaglia un' altra testa, che fatta
mostrare al Pikler, questi siccome cosa assai bella volle acquistarla, e
conoscerne insieme l'artefice. Da questo punto la fortuna prese ad arridere al Santarelli in modo che il Pikler
commettevagli lavori, a' quali apposto il proprio nome, vendeva , siccome opere
di sua mano. Per il
che postosi a lavorare di per sè, ne traeva gloria e guadagno sempre maggiore. Parendogli che
l'ordigno di cui il
Pikler usava ad in» cidere fosse alquanto rozzo, si diè a migliorarlo si nelle
parti principali, che nell* esterne: quindi in luogo del piedestallo su cui la
piccola macchina si reggeva, figurò un Atlante incurvato dai peso del globo.
Racchiude questo a modo di custodia la macchina che non vedesi muovere, senza aprite il
globo istesso. Comune si è fatto oggi l'uso di tale strumento, e tiene viva negl'incisori la memoria del Santarelli, che ebbe pure molta attitudine ai lavori di Meccanica , cui a quando a
quando intendeva allorché dall' intagliare riposava.
Diciott'
anni dimorò in Roma Hi continui
lavori, ed ivi si accasò con una Vincenza miniatrice di qualche
nome, che dopo quattro anni sena' avergli data prole mori. Da Roma nel 1passò a
Firenze ove la molta celebrità del nome il fè eleggere qfteli* istess anno
professore nell'Accademia di Belle Aiti. Riam
mugliato si
con Teresa Benini, questa di quattro figli il
consolò , fra cui due maschi, Carlo ed Emilio; il primo de'quali, ammaestrato
dal padre, si applico alla scultura, di cui oggi è
professore. Allorquando la Toscana ebbe a dominatori i Francesi, instituita
nell'Accademia fiorentina la scuola d'intagliare cammei, il Santarelli, sceltone maestro, sì utilmente vi faticò da
essere tuttavia quella scuola in gran conto. Del
nome di lui ornaronsi molte Accademie, di cui mentoveremo principalmente la romana di S. Luca, e quelle di Berlino
e di Vienna. Istituitosi da Bonaparte
1* ordine della Riunione, il Santarelli ne
fu tosto creato cavaliere; e nel 1820 ricevette la croce della Legione d'onore
da Luigi xvm re di Francia. Così amato ed onorato
visse 67 anni, finché a' 3o di maggio 1826 fu tolto
alla vita, avendolo già da cinque anni tolto all'arte un' epilessia che d'
assai gli rese debole la vista. Lungo e noioso essendo V annoverare i
lavori che in tanti anni condusse, basterà accennare che suoi sono i ritratti di Michelangelo, Galileo, Dante, Petrarca, Boccaccio e
Machiavelli che or si veggono nel Museo di Parigi.
Sue opere, e molto lodate, sono anche leimngini de'12 Cesari possedute dal cav.
Luigi Tu no Rapelli, presso il quale è pure una collana ed un ornamento da
testa ove sono raffigurati scherzi d'Amore, e soggetti bacchici. Delle diverse
medaglie che coniò furono precipue quelle di Michel
Angelo, della duchessa di Parma,
e di Elisa, che fu granduchessa di Toscana (1).
G.
F. Rimirili
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