Foto ed elaborazioni pubblicate da Antonio Teseo
Sono consapevole che con la pubblicazione precedente a questa, in molti magari avranno ritenuto i miei studi assurdi e pertanto non degni di considerazione. Ma purtroppo, come ricercatore, io cerco di dimostrare scientificamente ciò che il computer mi mette davanti agli occhi.
Tutti avete modo di osservare nella 3^ pagina di questo Blog, in “Le pieghe del Velo Santo rintracciabili nell’immagine sindonica” e in “ Più indizi costituiscono la prova”, che nella figura della Sacra Sindone di Torino sono rintracciabili le pieghe, le bande e le giunture di una stoffa antica e rudimentale quale è il velo di bisso marino del Volto Santo di Manoppello. Dunque, se da questa prova inconfutabile non si può prescindere, si deve essere coerenti ad ammettere che il Volto Santo non può essere assolutamente una copia del volto della Sindone: semmai sarebbe il contrario! Tuttavia, come ho dimostrato con le sovrapposizioni, nessuna delle due immagini è la copia dell’altra poiché tra loro esistono in scala delle congruità al 100% riguardanti le macchie ematiche, gli aloni e le ferite. Torno allora a porre a tutti coloro che leggono questo articolo una domanda che sicuramente farà riflettere: “Poiché la Sacra Sindone è appena visibile solo da una distanza di un metro e mezzo e anche più, com’è possibile che un elaboratore scientifico, cioè il computer, riveli una compatibilità eccezionale tra due figure quando queste sono impresse, la Sacra Sindone su un telo di lino e il Volto Santo su un bisso marino esile?” Eh, io vorrei tanto che qualcuno mi sapesse spiegare come un ipotetico artista sia potuto arrivare a determinare questa fenomenologia.
Tutti avete modo di osservare nella 3^ pagina di questo Blog, in “Le pieghe del Velo Santo rintracciabili nell’immagine sindonica” e in “ Più indizi costituiscono la prova”, che nella figura della Sacra Sindone di Torino sono rintracciabili le pieghe, le bande e le giunture di una stoffa antica e rudimentale quale è il velo di bisso marino del Volto Santo di Manoppello. Dunque, se da questa prova inconfutabile non si può prescindere, si deve essere coerenti ad ammettere che il Volto Santo non può essere assolutamente una copia del volto della Sindone: semmai sarebbe il contrario! Tuttavia, come ho dimostrato con le sovrapposizioni, nessuna delle due immagini è la copia dell’altra poiché tra loro esistono in scala delle congruità al 100% riguardanti le macchie ematiche, gli aloni e le ferite. Torno allora a porre a tutti coloro che leggono questo articolo una domanda che sicuramente farà riflettere: “Poiché la Sacra Sindone è appena visibile solo da una distanza di un metro e mezzo e anche più, com’è possibile che un elaboratore scientifico, cioè il computer, riveli una compatibilità eccezionale tra due figure quando queste sono impresse, la Sacra Sindone su un telo di lino e il Volto Santo su un bisso marino esile?” Eh, io vorrei tanto che qualcuno mi sapesse spiegare come un ipotetico artista sia potuto arrivare a determinare questa fenomenologia.
In ogni modo, ritornando al discorso di prima, se nell’immagine sindonica è rintracciabile la natura del Velo di Manoppello, ciò significa allora che lo stesso si doveva trovare per forza sotto la reliquia torinese a ricoprire il Volto di Gesù; ma sul velo c’è il volto del Risorto e pertanto la luce metafisica di Cristo non fece altro che proiettare ed imprimere con il proprio sangue, conseguenza della Passione ma anche origine della Vita, l’aspetto del Volto che noi vediamo.
Sopra, ho presentato delle elaborazioni che dimostrano come le mie ricerche siano travisate dalla pura apparenza di molti studiosi, i quali, nell' interpretare la figura del volto sindonico, anziché prendere in considerazione la reale immagine, usano invece il suo negativo fotografico.
Invertendo una fotografia della Sacra Sindone da positivo a negativo, effettivamente si ha la sensazione di vedere nel volto le palpebre chiuse di Gesù morto (far riferimento alle prime due elaborazioni) e quindi ciò sarebbe anche attinente a tutta la figura del corpo, che è di un cadavere. Ma se si procede a sovrapporre in scala 1 a 1 la foto del Volto Santo alla reale foto della S. Sindone di Torino (far riferimento alle ultime tre immagini “sovrapposizione della prima alla seconda, il cui risultato è la terza ottenuta con un rafforzamento di contrasto computerizzato) si riscontra che ciò che appariva come palpebre sono in realtà lacrime miste a sangue. Queste uscirono dagli occhi di Gesù, durante la Passione, poiché sopra, in direzione, sono evidenti delle ferite sui fori lacrimali (riferirsi ai cerchietti da me evidenziati).
Invertendo una fotografia della Sacra Sindone da positivo a negativo, effettivamente si ha la sensazione di vedere nel volto le palpebre chiuse di Gesù morto (far riferimento alle prime due elaborazioni) e quindi ciò sarebbe anche attinente a tutta la figura del corpo, che è di un cadavere. Ma se si procede a sovrapporre in scala 1 a 1 la foto del Volto Santo alla reale foto della S. Sindone di Torino (far riferimento alle ultime tre immagini “sovrapposizione della prima alla seconda, il cui risultato è la terza ottenuta con un rafforzamento di contrasto computerizzato) si riscontra che ciò che appariva come palpebre sono in realtà lacrime miste a sangue. Queste uscirono dagli occhi di Gesù, durante la Passione, poiché sopra, in direzione, sono evidenti delle ferite sui fori lacrimali (riferirsi ai cerchietti da me evidenziati).
Cliccare sulle immagini per vederle ingrandite.
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