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MISERICORDIAE VULTUM IN AETERNUM ADOREMUS

MISERICORDIAE VULTUM IN AETERNUM ADOREMUS

.."[O Dio] continua ad effondere su di noi il tuo Santo Spirito, affinché non ci stanchiamo di rivolgere con fiducia lo sguardo a colui che abbiamo trafitto: il tuo Figlio fatto uomo, Volto splendente della tua infinita misericordia, rifugio sicuro per tutti noi peccatori bisognosi di perdono e di pace nella verità che libera e salva. Egli è la porta attraverso la quale veniamo a te, sorgente inesauribile di consolazione per tutti, bellezza che non conosce tramonto, gioia perfetta nella vita senza fine .."
(PAPA FRANCESCO)




Fotomontaggio realizzato da Antonio Teseo
LA DIAPOSITIVITA' NEL SUDARIO DI CRISTO DEL SANTO VOLTO DI MANOPPELLO

La diapositività nel Volto Santo di Manoppello

La diapositività nel Volto Santo di Manoppello
LE PIEGHE DEL S.S. SUDARIO DI CRISTO DEL VOLTO SANTO DI MANOPPELLO RINTRACCIABILI NELL'IMMAGINE DELLA S. SINDONE DI TORINO.
SOVRAPPONENDO AL COMPUTER LA FIG. 1 DELLA S. SINDONE ALLA FIG. 3 DEL VOLTO SANTO DI MANOPPELLO, MEDIANTE L'UTILIZZO DI UN FILTRAGGIO IN GRAFICA DI RAFFORZAMENTO DI CONTRASTO VIENE ALLA LUCE IL VOLTO CRUENTO DELLA PASSIONE DEL REDENTORE "FIG. 2". NEL VOLTO TRASFIGURATO DELLA FIG. 3, RITROVIAMO LE TRACCE EMATICHE APPENA PERCEPIBILI PERCHE' SI ERANO ASCIUGATE SUL VOLTO DEL RISORTO. ESSE SI PRESENTANO ANCHE EVANESCENTI, COME MACCHIE IMPRESSE SUL SUDARIO, PER LA SOVRAPPOSIZIONE ALLE STESSE DELLA LUCE DEL PADRE PROVENIENTE DALLA DIREZIONE IN CUI GUARDANO I MIRABILI OCCHI DEL SALVATORE.

Le pieghe del S.S Sudario di Cristo del Volto Santo di Manoppello rintracciabili nella S. Sindone

Le pieghe del S.S Sudario di Cristo del Volto Santo di Manoppello rintracciabili nella S. Sindone
IL VOLTO CHE HA SEGNATO LA STORIA

Lavoro realizzato in grafica da Antonio Teseo da vedere
con gli occhialini rosso-ciano.
L'animazione si è resa necessaria aggiungerla perché per me rivela i caratteri somatici di un uomo ebreo vissuto poco più
di 2000 anni fa.

L'IMMAGINE CHE HA SEGNATO LA STORIA

Il Miserere del celebre maestro Giustino Zappacosta (n. 1866 - m. 1945) che si canta ogni Venerdì Santo in processione a Manoppello

Giustino Zappacosta è ritenuto uno dei più grandi compositori abruzzesi vissuti a cavallo della seconda metà dell'800 e la prima metà del 900. Allievo del professore e direttore d'orchestra Camillo De Nardis nel conservatorio a Napoli, il compositore di Manoppello divenne maestro di Cappella del duomo di Chieti e insegnante nella badia di Montecassino dove gli successe il maestro Lorenzo Perosi. Nella ricorrenza del IV centenario dalla venuta del S.S. Sudario di Cristo del Volto Santo a Manoppello (1908), il sullodato professor Zappacosta, in arte G. Zameis, diresse il Coro della Cappella del Volto Santo composto dalle voci maschili addirittura di cinquanta elementi.
Tra le più belle opere del musicista ricordiamo:
Musiche sacre - il Miserere, che tradizionalmente si canta a Manoppello durante la processione del Venerdì Santo e che sentiamo nel video; Inno al Volto Santo, melodia che si esegue durante le feste in onore del Sacro Velo al termine della Santa Messa; Vespro festivo a tre voci, dedicato al maestro Camillo de Nardis; Te Deum; Missa Pastoralis "Dona nobis pacem" per coro a due voci e organo; Novena a S. Luigi Gonzaga, a 2 voci con accompagnamento d'organo o armonio.
Romanze - Spes, Ultima Dea; Quando!; Occhi azzurri e chioma d'oro; Vorrei; Tutta gioia; Polka - Un ricordo abruzzese, romanza dedicata alla sig.na Annina de Nardis, figlia del suo maestro Camillo de Nardis; Una giornata di baldoria - composizione di 5 danze: Nel viale - marcia; In giardino - mazurka; Fra le rose - polka; Sotto i ciclamini - valzer; Sul prato - dancing.

Il celebre compositore abruzzese, Francesco Paolo Tosti, oltre ad elogiare le grandi virtù di G. Zappacosta come compositore, lo definiva anche un eccellente organista e un virtuoso pianista. Nel libro intitolato "Immagini e fatti dell'Arte Musicale in Abruzzo" il maestro Antonio Piovano descrive le alte doti musicali del musicista di Manoppello a pag. 85.




L'ora in Manoppello:
METEO DAL SATELLITE

A sinistra, visione diurna in Europa; a destra, visione all'infrarosso.
Sotto, Radar, con proiezione della pioggia stimata: visione Europa e visione Italia.
Nel vedere l'animazione delle foto scattate dal satellite ogni 15 minuti, aggiungere 1 ora con l'ora solare e 2
ore con quella legale all'orario UTC.
Premendo F5, si può aggiornare la sequenza delle immagini, dopo che magari è trascorso del tempo.




www.libreriadelsanto.it
CONTEMPLAZIONE DEL S.S. SUDARIO DI CRISTO CON IMPRESSO IL VOLTO SANTO DI MANOPPELLO.
NELL'ULTIMA SCENA DEL VIDEO TROVIAMO IL SUDARIO CON IL COLORE VIRTUALE DEL BISSO DI LINO GREZZO CHE NELLA TOMBA AVREBBE RICOPERTO IL VOLTO DI GESU' DOPO LA SUA MORTE. SECONDO UNA MIA ACCURATA RICERCA, LE MISURE ORIGINALI DEL TELO DI MANOPPELLO, PRIMA ANCORA CHE FOSSE RITAGLIATO NEL XVII SECOLO, ERANO ESATTAMENTE DI 2 CUBITI REALI X 2 (MISURA STANDARD UTILIZZATA DAGLI EBREI ALL'EPOCA DI GESU' PER DETERMINARE LA GRANDEZZA DEL SUDARIO SEPOLCRALE CHE VENIVA USATO PER ORNARE SOLO DEFUNTI RE O SACERDOTI).
NEL GIORNO DELLA SANTA PASQUA DEL SIGNORE, SUL VELO SAREBBERO APPARSE OLOGRAFICAMENTE IN SEQUENZA, IN UN SOLO LAMPO DI LUCE, LE IMMAGINI CHE VEDIAMO INVECE SCORRERE LENTAMENTE IN SEI MINUTI DI TEMPO.



CONTEMPLAZIONE DEL SUDARIO DI CRISTO CON IMPRESSO IL VOLTO SANTO DI MANOPPELLO

IL VOLTO DI CRISTO TRASFIGURATO DALLA LUCE DEL PADRE

Lavoro eseguito in grafica 3D da Antonio Teseo da vedere con gli occhialini colorati rosso/ciano.
L'animazione virtuale del volto è servita per definire al meglio i lineamenti somatici che, come vedete, secondo uno studio antropologico è di una persona ebrea vissuta poco più di 2000 anni fa. Si tratta della sembianza di Gesù, modello per l'iconografia.

martedì 25 maggio 2010

Lo Spirito di verità vi guiderà in tutta la verità




"Ancora molte cose ho da dirvi, ma non le potete portare per ora. Quando verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà in tutta la verità. Non parlerà infatti da sé stesso, ma quanto sentirà dirà e vi annuncerà le cose venture. Egli mi glorificherà, perché prenderà da me e ve lo annuncerà. Tutto quanto ha il Padre è mio. Per questo vi ho detto che prenderà da me e lo annuncerà a voi" (Gv. 16, 12-15).

Studio realizzato da Antonio Teseo

Sopra, elaborazioni per sovrapposizioni d'immagini "Volto S. Sindone di Torino - Volto Santo di Manoppello" realizzate al computer da Antonio Teseo con due foto in scala 1 a 1:
Dai filtraggi ottenuti, si può osservare "in maniera riflessa" il sudario di bisso aggrinzito del Volto Santo di Manoppello come si mostrava nella tomba allorquando si trovò ancora a coprire il Volto del Redentore. Il terzo giorno dalla morte di Gesù, un lampo di luce relativo alla resurrezione di Cristo "Lc. 17, 24-25" proiettò e impressionò quest'immagine sul lino della S. Sindone di Torino formata col sangue della Passione (fig. 1 e 2; la terza sovrapposizione con il filtraggio al 50% serve solo per far comprendere come queste figure siano attinenti a quella che è l'immagine definita del Santo Volto di nostro Signore); le pieghe rialzate passanti soprattutto per gli zigomi, come possiamo osservare meglio nelle fig. 1 e 2, limitarono l'immagine da lato a lato e avevano dato origine a dei riflessi di luce al loro fianco, perché sotto al velo trasparente questi riflessi avevano illuminato i vuoti che intercorrevano fra i lineamenti che erano a contatto con il velo e la parte in sezione semicircolare del volto.

"Per chi non ha letto gli articoli precedenti in questo blog, torno a dire che l'immagine sindonica, perché proiettata e impressionata da una luce, è una figura riflessa; perciò tutto quello che noi vediamo alla nostra sinistra corrisponde al lato sinistro del Viso, e tutto quello che vediamo girando gli occhi a destra corrisponde al Suo lato destro. Per avere una visione esatta del S. Volto (come se ci si mostrasse faccia a faccia) dobbiamo dunque riflettere artificiosamente l'immagine."

Ritornando al discorso di prima, ossia del sudario del Volto Santo di Manoppello che nel lampo della risurrezione di Cristo s'impressionò come immagine del Volto della S. Sindone, vi invito tutti ad osservare la piega di sinistra sopra il Viso, a destra per chi guarda, che si mostra in maniera stereoscopica per via della luce direzionale che era arrivata al Figlio dal Padre: sulla grinza si erano creati un riflesso di luce da una parte ed un ombra dall'altra e sulla sua forma si scorgeva una traccia dell'orbita dell'occhio destro del Volto Santo di Manoppello.
Per spiegare ancora meglio il motivo per cui si vedono queste immagini, devo per un momento ricordare gli eventi salienti che si verificarono nel sepolcro:
Quando nel giorno del Signore un forte terremoto aveva ribaltato la pietra che chiudeva il sepolcro, la luce di Dio Padre entrò dalla porta orientata ad Est e filtrato il lenzuolo andò ad illuminare il sudario su cui apparve il Volto Santo di Manoppello. Quell'immagine andò a riflettersi e ad impressionarsi sul lenzuolo, col Sangue che fu della Passione di Gesù, per l'interazione simultanea da parte della luce del Volto del Vivente che filtrò il sudario. Quindi nell'immagine del Volto della S. Sindone noi possiamo vedere in modo approssimato: la parte esterna del sudario aggrinzito con impresso il Volto Santo di Manoppello; dei lineamenti del Sacro Volto segnati dal sangue della Passione e che si vedevano in trasparenza dal finissimo bisso; dei riflessi di luce che si erano prodotti sul Sacro Velo; ed infine alcuni aspetti olografici della reliquia di Manoppello che vennero esaltati dalle due fonti luminose.
Contrariamente a cosa ci vogliono dunque far credere quasi tutti i sindonologi e quasi tutti gli studiosi del Volto Santo di Manoppello, l'immagine negativa della S. Sindone
 (a destra per chi guarda) non è un positivo di un viso ben delineato e caratterizzato da luci ed ombre, perché così si confonde il sangue della Passione, che nell'immagine reale sfigura la faccia del Signore, con una struttura fisiognomica-scheletrica di un volto; e si confondono anche dei riflessi di luce prodottisi sul sudario, che nell'immagine reale compaiono come chiarore, con delle ombre le quali all'apparenza sembrano delle cavità facciali. A tale proposito, consiglio a tutti di diffidare in coloro che si spacciano per veri esperti in sovrapposizioni "Volto Santo - S. Sindone" e che godono della credibilità di quanti in questo campo sono dei profani, perché ci danno un'immagine completamente distorta di quello che invece dovrebbe essere il vero aspetto del Volto di Cristo Gesù, ovverosia, con le ferite, con le colature di sangue, con gli ematomi, con le contusioni e con tutte le proporzioni congruenti.



Dagli sviluppi delle ultime mie ricerche, riguardanti gli obblighi che avevano i giudei in caso di condanna a morte in croce di una persona accusata di aver trasgredito la legge, risulterebbe che il volto di Gesù fosse stato coperto con un panno durante l'agonia e la morte. I giudei consideravano il volto della persona "specchio dell'anima" e pertanto è presumibile che non potessero vedere il viso di un uomo considerato una maledizione di Dio "Dt. 21, 22-23 ".
Il colpo di lancia inferto da un romano al costato di Gesù dopo la morte darebbe ulteriore credito a questa teoria, perché il soldato, a mio avviso, non potendo vedere il volto cadaverico né potendo toccare il corpo considerato impuro dagli ebrei per accertarsi se il cuore pulsasse ancora, ma ritenendo che il Signore fosse già morto perché ne aveva osservato la rigidità del corpo, optò per questa soluzione anziché amputargli le ossa femorali (pratica che i romani usavano quando il crocifisso era ancora in vita per accelerarne la morte), per essere sicuro dell'avvenuto decesso (Gv. 19, 36).
Il suolo dove Gesù fu giustiziato era considerato sacro e perciò neppure una sola goccia di sangue del Salvatore poteva contaminarlo ("il sangue era considerato simbolo di vita" e presumibilmente i romani avevano dovuto incaricare le donne, che si trovavano sotto la croce, a far sì che la legge ebraica non fosse violata).
Poiché anche chi si occupava della sepoltura doveva attenersi alla legge, il volto di Gesù cadaverico, allora, non fu visto neanche da questi perché quando il corpo fu calato dalla croce molto probabilmente l'addetto dovette sfilare il panno che aveva coperto il viso sulla croce e contemporaneamente coprire di nuovo il volto con un sudario pulito "Volto Santo di Manoppello" (i giudei usavano porre sul capo del defunto un sudario come segno d'umiltà verso Dio: nessuno infatti dopo la morte era degno di vedere il Padre faccia a faccia ma sarebbe stato il Signore stesso, un giorno, a decidere di mostrarsi togliendo il velo). Da quanto conosciamo ancora dai Vangeli, in seguito il corpo fu avvolto da un lungo lenzuolo intriso di aromi "S. Sindone di Torino" e deposto nella tomba.

Così come era avvenuto per Gesù, anche sul capo di Papa Giovanni Paolo II è stato posto un sudario per coprirne il volto
 Dunque, Dio Padre non avrebbe concesso a nessuno di vedere il Volto di suo Figlio morto; tanto meno lo vediamo noi oggi, nella S. Sindone, perché questo viso, come ho dimostrato dalle elaborazioni pubblicate sopra, si riferisce solo ed esclusivamente al Volto di Gesù risorto, e quindi Vivo, che il terzo giorno s' impressionò sul sudario del Volto Santo di Manoppello per mezzo della luce divina (per l'appunto comparare la prima figura, che è della S. Sindone oscurata al computer con le sovrapposizioni filtrate "S. Sindone di Torino - Volto Santo di Manoppello" delle fig. 2 e 3 dalle quali è possibile osservare gli occhi Vivi del Risorto caratterizzati dalle pupille ristrette per miosi)

Altre riflessioni

Il motivo per cui nei Vangeli non troviamo alcun riferimento all'aspetto fisico di Gesù, è perché anche gli apostoli si dovevano attenere alla legge di Mosé, Dt. 5, 8: "Non ti farai nessuna figura scolpita di qualsiasi genere: di ciò che è in alto nei cieli, di ciò ch'è in basso sulla terra e di ciò che è nelle acque sotto la terra". Del Messia, dunque, essi narrarono soprattutto la Sua spiritualità in relazione con il Padre. Anche San Paolo, come leggiamo negli Atti degli Apostoli, non fece minimamente cenno all'aspetto fisico del Maestro. Anzi, dalla citazione 1Co. 11,14 sembra addirittura che ne ignorasse persino l'estetica del capo.
Gli storici sono concordi nel ritenere che Gesù, com'è scritto nei Vangeli, fosse un ebreo. Egli durante le sue predicazioni portò i capelli lunghi così come li portavano tutti i predicatori dell'epoca che conducevano una vita ascetica ad imitazione dei Nazirei (rif. a San Giovanni Battista che era un Nazireo: libro dei Numeri 6, 1-21 e Lc 1, 15; e rif. al voto che fece Gesù, in Mt. 26, 29). Come è scritto in Is. 50, 6, il Signore aveva anche la barba che certamente non era folta a causa della giovane età: essa gli fu strappata dagli aguzzini durante la Passione, e sempre durante la Passione il Suo Volto ricevette oltraggi e sputi e il Suo dorso subì tremendi colpi di flagello.

In futuro, tutti i popoli della terra avrebbero visto il Suo aspetto sfigurato, ma anche la luce del Suo Volto glorioso (Is. 52, 14-15).






 Foto ed elaborazioni "S. Sindone di Torino e Volto Santo di Manoppello".

Chi è esperto in antropologia, certamente ritrova nei lineamenti fisiognomici del Santo Volto di Manoppello quelli che circa 2000 anni fa erano di un ebreo-semita trentenne; ovverosia di un uomo dalla fronte alta e spaziosa, con il naso abbastanza allungato, con la bocca piccola, con le labbra sottili e con il mento ben pronunciato. In aggiunta a questi particolari, ritroviamo allora di Gesù Cristo i capelli lunghi che come abbiamo detto erano una prerogativa dei predicatori; la guancia destra particolarmente enfiata dalle terribili percosse subite durante le torture; la ferita causata da una canna osservabile anch'essa a destra del volto del Redentore nella parte bassa della fronte; gli ematomi e le contusioni particolarmente evidenziabili nella prima foto; il sangue vivo delle ferite che viene alla luce dalla sovrapposizione ricavata con un rafforzamento di contrasto; e per ultimo, il Viso asciutto dal sangue con tutte le lesioni rimarginate perché corrispondente all'immagine del Volto Glorioso di Cristo illuminato dalla luce del Padre (rif. alle ultime tre figure).

venerdì 14 maggio 2010

Domenica prossima, 16 maggio, il Volto Santo sarà portato in processione


Carissimi amici,
ormai ci siamo!

Domenica prossima, 16 maggio 2010, per la ricorrenza della festa del Volto Santo di Manoppello, il S.S. Volto di Gesù sarà portato in processione alle h. 11 circa dalla basilica dov'è custodito fino alla chiesa di San Nicola di Bari (è proprio in questa chiesa che un pellegrino sconosciuto, nel 1506, fece dono ad un fisico del luogo della Mirabile Effigie).

Ricordo a tutti, che solo durante le processioni di maggio della domenica e del lunedì (in questo secondo giorno la S. Reliquia verrà riportata in basilica e riposta nella sua teca) è possibile ammirare la Santa Immagine in tutto il suo splendore. Infatti, all'aperto, con la luce del sole, la variabilità dell'illuminazione fa emergere nella figura tutte quelle peculiarità olografiche che ci raccontano della Passione e della Risurrezione del Vivente. L'ologramma, che ormai molti scienziati ne attribuiscono la formazione ad un'emissione di raggi all'ultravioletto, o raggi laser (i quali avrebbero trasmesso sul velo di bisso una proiezione di più di una figura del Volto di Cristo sovrapposte tra loro e che si mostrano alla vista a seconda dell'illuminazione e dell'angolo visuale) dovuti ad un lampo di luce paragonabile ad un fulmine (Lc. 17, 24-25: Come infatti il lampo guizza da un estremo all'altro del cielo ed illumina ogni cosa, così sarà il Figlio dell'uomo nel suo giorno. Ma prima egli deve patire molto ed essere rifiutato dagli uomini di questo tempo) ci permette anche di contemplare i cambiamenti dell'espressione del Volto del Salvatore che ci raccontano della Sua Umiltà, della Sua Mitezza, della Sua Serenità, della Sua Dolcezza, della Sua Misericordia, del Suo Amore. Facendoci plasmare da queste espressioni di Pace, allora, noi siamo in grado di entrare, insieme al Pane della Vita Eterna (Eucaristia), nel mistero della Grazia del Padre.

Chi assisterà alle processioni di questi giorni, sicuramente nel cuor suo mi ringrazierà per tutta la vita perché capirà da solo che cosa significa realmente entrare nella vera beatitudine.

Un affettuoso saluto

Antonio Teseo


Ah, dimenticavo.

Una preghiera che avevo rivolto a Maria Santissima, di poter assistere in questo periodo dedicato all'ostensione della S. Sindone ad un ringraziamento rivolto a Dio da parte della Santa Chiesa per averci donato il Volto Santo impresso sulle reliquie di Torino e di Manoppello, è stata esaudita (vedere gli ultimi video pubblicati nel penultimo post del blog: sindonesantovolto.splinder.com). Ciò mi ha dato conforto a continuare ad andare avanti col presentarvi le mie ricerche che sicuramente farà risplendere nel vostro cuore e nella vostra anima la Luce di Cristo (Gv. 1, 9-14), ovverosia del Paraclito che ci era stato promesso da Gesù.

lunedì 10 maggio 2010

Convegno internazionale dell'Enea di Frascati, dove si è parlato della S.Sindone, della Tilma di Guadalupe e del Volto Santo di Manoppello
















INTERNATIONAL WORKSHOP ON THE SCIENTIFIC APPROACH TO THE ACHEIROPOIETOS IMAGES - Enea Research Centre of Frascati – 4 to 6 may 2010


BREVI RIFLESSIONI SUL CONFRONTO INTERNAZIONALE SULLE PIU’ FAMOSE IMMAGINI ACHEROPITE: SINDONE-TILMA-VOLTO SANTOby Antonio Bini – unosemper@libero.it


http://holyfaceofmanoppello.blogspot.com/2010/05/first-news-from-frascati-workshop.html

Promuovere un'ampia discussione scientifica sui recenti studi relativi agli aspetti chimici, fisici, meccanici, storici e di medicina legale delle più famose immagini acheropite (ossia, non fatte da mani d’uomo): la Sindone di Torino, la Tilma di Guadalupe e il Velo di Manoppello questo l'obiettivo della Conferenza internazionale organizzata dall'Enea, presso il suo Centro Ricerche di Frascati dal 4 al 6 maggio, attraverso il confronto tra i differenti approcci di queste discipline di una quarantina di scienziati e studiosi provenienti da Stati Uniti, Francia, Austria, Canada, Danimarca, Germania, Messico, Israele, Francia, Polonia, Spagna, Italia. L'ENEA – ente nazionale italiano per le nuove tecnologie e l’energia - ha dedicato all'iniziativa un apposito sito - solo in lingua inglese - per sottolineare il rilievo internazionale dell'evento -http://www.acheiropoietos.info/ - la cui realizzazione è stata prevista durante il periodo di ostensione della Sindone a Torino, cogliendo l’opportunità della presenza in Italia di molti studiosi stranieri. Può apparire molto singolare che un ente pubblico nazionale che si occupa a livello scientifico di energia e nuove tecnologie si impegni su questi temi, su un terreno complesso e apparentemente lontanissimo dalla sua attività istituzionale. In effetti, questo interesse è da mettere in relazione con la capacità dell’ENEA di riprodurre in laboratorio una colorazione simile a quella della Sindone, con le stesse caratteristiche di superficialità dell’immagine, grazie a speciali laser ad eccimeri. Il risultato è stato raggiunto irradiando con potenti lampi di luce ultravioletta tessuti di lino. Una circostanza casuale, in quanto gli studiosi erano impegnati in ricerche relative ad applicazioni industriali. La ricerca è stata pubblicata nel 2008 sulla rivista americana Applied Optics. Ed è stato proprio il prof. Paolo Di Lazzaro, leader del laboratorio Eccimeri del centro di Frascati a svolgere il ruolo di coordinatore (chairman) del confronto internazionale che si è sviluppato sui seguenti temi: caratteristiche delle immagini; ipotesi di formazione delle immagini; datazione delle immagini; elaborazione delle immagini; nuovi strumenti di analisi; restauro e conservazione; confronto tra le diverse immagini acheiropoietos; aspetti storici; aspetti medico-legali. Il Workshop è stato preceduto da lavori preparatori da parte di un comitato scientifico internazionale e da un comitato organizzatore locale. Gran parte delle relazioni ha riguardato la Sindone, con un nutrito numero di studiosi, soprattutto americani, tra cui la direttrice del Centro di Ricerche sulla Sindone di Richmond, Diana Fulbright. Elementi di interesse sono emersi da relazioni riguardanti gli aspetti medico-legali, ma l’impressione generale è stata che gli interventi ruotassero direttamente o indirettamente ancora sulle controverse questioni legate alla datazione del telo con la tecnica radiometrica del Carbonio 14, eseguita nel 1988 con esami di tre distinti campioni presso altrettanti laboratori di Zurigo, Oxford e dell’Arizona e quindi sull’incidenza dei fattori ambientali sulla contaminazione del telo di Torino. In un intervento di José Carlos Espriella Godinez, membro del Centro Messicano di Sindonologia, sono state illustrate le caratteristiche acheropite della Tilma di Guadalupe, fornendo elementi per inquadrare il miracolo nel contesto della storia del cristianesimo nel paese sudamericano. Evidente interesse ha suscitato il Volto Santo di Manoppello, le cui immagini – talvolta di grande qualità ed efficacia – sono state proiettate più volte sul grande schermo. La straordinaria divulgazione del Volto Santo di questi ultimi anni e il sempre più frequente accostamento con la più famosa Sindone trova nell’iniziativa organizzata dall’ENEA – un implicito riconoscimento della validità scientifica degli studi sin qui portati avanti da un ristretto numero di ricercatori, che ha avuto la possibilità di illustrare le proprie tesi di fronte ad una qualificata platea internazionale. Il prof. Heinrich Pfeiffer, pioniere degli studi sul Volto Santo, ha approfondito sotto il profilo storico-artistico il tema delle acheropite, soffermandosi sulle più note immagini sacre dell’antichità, costituite dal Mandylion di Edessa e da Kamulia (o Camulliana). A queste immagini corrisponderebbero peraltro la Veronica (Volto Santo) e la Sindone. Alcune inspiegabili peculiarità del velo sono state illustrate dal prof. Giulio Fanti, dell’Università di Padova, autorevole sindonologo, che da alcuni anni si è avvicinato con rispetto al Velo di Manoppello. Ma gli interventi più interessanti, anche per il loro carattere di novità, sono stati probabilmente quelli di tre docenti universitari polacchi, avvicinatisi di recente al Volto Santo. Zbigniew Treppa e Karolyna Aszyk, docenti di semeiotica delle immagini dell’Università di Danzica, che hanno illustrato i loro studi sulla sorprendente mutevolezza dell’immagine, soffermandosi in particolare sulla bocca, che mostra con maggiore evidenza i riflessi dei mutamenti dell’immagine, rispetto in particolare alla dentatura. Le tesi esposte sono state più ampiamente dettagliate in un libro uscito in Polonia lo scorso anno dal titolo “Fotografia z Manoppello”. Un significativo contributo è venuto da Jan S. Jaworski professore di chimica dell’Università di Varsavia, che ha sostenuto e documentato la tesi che il tessuto sul quale è impresso il Volto Santo è di bisso marino e che alle peculiari proprietà del bisso sia da attribuire la straordinaria trasparenza del Velo. Ricordo che l’ipotesi del bisso marino fu sostenuta il 1° settembre 2004 da Chiara Vigo, che vive nell’isola di Sant’Antioco in Sardegna, la quale è ritenuta l’ultima maestra di questa arte tessile dell’antichità ancora esistente nel Mediterraneo. Come è noto, la straordinarietà di questo particolarissimo tessuto, che deriva da un grande mollusco (pinna nobilis) è che si può tingere, ma su di esso non è possibile dipingere. L’idea che potesse trattarsi di bisso venne a suor Blandina, avendo casualmente tra le dita filamenti di cozze di mare dell’Adriatico, mentre le successive ricerche e il coinvolgimento della Vigo si deve al giornalista e scrittore tedesco Paul Badde. Roberto Falcinelli, fotografo romano, ha esposto i risultati di una propria ricerca sulla datazione dell’Opusculum di Jacopo Grimaldi, conservato in Vaticano, che documenta com’era la Veronica prima della sua scomparsa. Come è noto, le immagini rappresentavano il volto di Cristo con gli occhi aperti, contrariamente al mutato modello iconografico imposto nel Seicento.

mercoledì 5 maggio 2010

La luce di Cristo è fatta per i nostri occhi e non per nascondersi da essi

Carissimi lettori, io avevo promesso che non avrei mai più aggiornato i miei blog, ma oggi sono stato indotto a farlo, perché condivido solo in parte ciò che il Santo Padre ha detto per la S. Sindone nella sua meditazione, dopo averla venerata.
Meditazione di Benedetto XVI, letta ai fedeli in occasione del suo pellegrinaggio alla S. Sindone di Torino
Cari amici, questo è per me un momento molto atteso. In un’altra occasione mi sono trovato davanti alla sacra Sindone, ma questa volta vivo questo pellegrinaggio e questa sosta con particolare intensità: forse perché il passare degli anni mi rende ancora più sensibile al messaggio di questa straordinaria icona; forse, e direi soprattutto, perché sono qui come successore di Pietro, e porto nel mio cuore tutta la Chiesa, anzi, tutta l’umanità. Ringrazio Dio per il dono di questo pellegrinaggio, e anche per l’opportunità di condividere con voi una breve meditazione, che mi è stata suggerita dal sottotitolo di questa solenne Ostensione: “Il mistero del Sabato Santo”.
Si può dire che la Sindone sia l’icona di questo mistero, l’icona del Sabato Santo. Infatti essa è un telo sepolcrale, che ha avvolto la salma di un uomo crocifisso in tutto corrispondente a quanto i Vangeli ci dicono di Gesù, il quale, crocifisso verso mezzogiorno, spirò verso le tre del pomeriggio. Venuta la sera, poiché era la Parasceve, cioè la vigilia del sabato solenne di Pasqua, Giuseppe d’Arimatea, un ricco e autorevole membro del sinedrio, chiese coraggiosamente a Ponzio Pilato di poter seppellire Gesù nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia a poca distanza dal Golgota. Ottenuto il permesso, comprò un lenzuolo e, deposto il corpo di Gesù dalla croce, lo avvolse con quel lenzuolo e lo mise in quella tomba (cfr Mc 15,42-46). Così riferisce il Vangelo di Marco, e con lui concordano gli altri evangelisti. Da quel momento, Gesù rimase nel sepolcro fino all’alba del giorno dopo il sabato, e la Sindone di Torino ci offre l’immagine di com’era il suo corpo disteso nella tomba durante quel tempo, che fu breve cronologicamente (circa un giorno e mezzo), ma fu immenso, infinito nel suo valore e nel suo significato.
Il Sabato Santo è il giorno del nascondimento di Dio, come si legge in un’antica omelia: “Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme… Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi” (Omelia sul Sabato Santo, PG 43, 439). Nel Credo, noi professiamo che Gesù Cristo “fu crocifisso sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto, discese agli inferi, e il terzo giorno risuscitò da morte”.
Cari fratelli, nel nostro tempo, specialmente dopo aver attraversato il secolo scorso, l’umanità è diventata particolarmente sensibile al mistero del Sabato Santo. Il nascondimento di Dio fa parte della spiritualità dell’uomo contemporaneo, in maniera esistenziale, quasi inconscia, come un vuoto nel cuore che è andato allargandosi sempre di più. Sul finire dell’Ottocento, Nietzsche scriveva: “Dio è morto! E noi l’abbiamo ucciso!”. Questa celebre espressione, a ben vedere, è presa quasi alla lettera dalla tradizione cristiana, spesso la ripetiamo nella Via Crucis, forse senza renderci pienamente conto di ciò che diciamo. Dopo le due guerre mondiali, i lager e i gulag, Hiroshima e Nagasaki, la nostra epoca è diventata in misura sempre maggiore un Sabato Santo: l’oscurità di questo giorno interpella tutti coloro che si interrogano sulla vita, in modo particolare interpella noi credenti. Anche noi abbiamo a che fare con questa oscurità.
E tuttavia la morte del Figlio di Dio, di Gesù di Nazaret ha un aspetto opposto, totalmente positivo, fonte di consolazione e di speranza. E questo mi fa pensare al fatto che la sacra Sindone si comporta come un documento “fotografico”, dotato di un “positivo” e di un “negativo”. E in effetti è proprio così: il mistero più oscuro della fede è nello stesso tempo il segno più luminoso di una speranza che non ha confini. Il Sabato Santo è la “terra di nessuno” tra la morte e la risurrezione, ma in questa “terra di nessuno” è entrato Uno, l’Unico, che l’ha attraversata con i segni della sua passione per l’uomo: “Passio Christi. Passio hominis”. E la Sindone ci parla esattamente di quel momento, sta a testimoniare precisamente quell’intervallo unico e irripetibile nella storia dell’umanità e dell’universo, in cui Dio, in Gesù Cristo, ha condiviso non solo il nostro morire, ma anche il nostro rimanere nella morte. La solidarietà più radicale.
In quel “tempo-oltre-il-tempo” Gesù Cristo è “disceso agli inferi”. Che cosa significa questa espressione? Vuole dire che Dio, fattosi uomo, è arrivato fino al punto di entrare nella solitudine estrema e assoluta dell’uomo, dove non arriva alcun raggio d’amore, dove regna l’abbandono totale senza alcuna parola di conforto: “gli inferi”. Gesù Cristo, rimanendo nella morte, ha oltrepassato la porta di questa solitudine ultima per guidare anche noi ad oltrepassarla con lui. Tutti abbiamo sentito qualche volta una sensazione spaventosa di abbandono, e ciò che della morte ci fa più paura è proprio questo, come da bambini abbiamo paura di stare da soli nel buio e solo la presenza di una persona che ci ama ci può rassicurare. Ecco, proprio questo è accaduto nel Sabato Santo: nel regno della morte è risuonata la voce di Dio. È successo l’impensabile: che cioè l’Amore è penetrato “negli inferi”: anche nel buio estremo della solitudine umana più assoluta noi possiamo ascoltare una voce che ci chiama e trovare una mano che ci prende e ci conduce fuori. L’essere umano vive per il fatto che è amato e può amare; e se anche nello spazio della morte è penetrato l’amore, allora anche là è arrivata la vita. Nell’ora dell’estrema solitudine non saremo mai soli: “Passio Christi. Passio hominis”.
Questo è il mistero del Sabato Santo! Proprio di là, dal buio della morte del Figlio di Dio, è spuntata la luce di una speranza nuova: la luce della risurrezione. Ed ecco, mi sembra che guardando questo sacro telo con gli occhi della fede si percepisca qualcosa di questa luce. In effetti, la Sindone è stata immersa in quel buio profondo, ma è al tempo stesso luminosa; e io penso che se migliaia e migliaia di persone vengono a venerarla – senza contare quanti la contemplano mediante le immagini – è perché in essa non vedono solo il buio, ma anche la luce; non tanto la sconfitta della vita e dell’amore, ma piuttosto la vittoria, la vittoria della vita sulla morte, dell’amore sull’odio; vedono sì la morte di Gesù, ma intravedono la sua risurrezione; in seno alla morte pulsa ora la vita, in quanto vi inabita l’amore.
Questo è il potere della Sindone: dal volto di questo “Uomo dei dolori”, che porta su di sé la passione dell’uomo di ogni tempo e di ogni luogo, anche le nostre passioni, le nostre sofferenze, le nostre difficoltà, i nostri peccati – “Passio Christi. Passio hominis” – promana una solenne maestà, una signoria paradossale. Questo volto, queste mani e questi piedi, questo costato, tutto questo corpo parla, è esso stesso una parola che possiamo ascoltare nel silenzio. Come parla la Sindone? Parla con il sangue, e il sangue è la vita! La Sindone è un’Icona scritta col sangue; sangue di un uomo flagellato, coronato di spine, crocifisso e ferito al costato destro. L’immagine impressa sulla Sindone è quella di un morto, ma il sangue parla della sua vita. Ogni traccia di sangue parla di amore e di vita. Specialmente quella macchia abbondante vicina al costato, fatta di sangue ed acqua usciti copiosamente da una grande ferita procurata da un colpo di lancia romana, quel sangue e quell’acqua parlano di vita. È come una sorgente che mormora nel silenzio, e noi possiamo sentirla, possiamo ascoltarla, nel silenzio del Sabato Santo.
Cari amici, lodiamo sempre il Signore per il suo amore fedele e misericordioso. Partendo da questo luogo santo, portiamo negli occhi l’immagine della Sindone, portiamo nel cuore questa parola d’amore, e lodiamo Dio con una vita piena di fede, di speranza e di carità.
La lettera che leggeremo sotto rivolta al Santo Padre, papa Benedetto XVI, non vuole essere una polemica contro di lui ma un'opinione del tutto personale, di un ricercatore che si occupa dello studio della S. Sindone di Torino e del Volto Santo di Manoppello, sull'eccezionale importanza che queste sante immagini hanno per la Santa Chiesa. Chissà, magari un giorno, questa diversa lettura sul Volto della S. Sindone e sul Volto Santo potrà anche rivelarsi costruttiva, al fine di far emergere la verità su una luce metafica, e quindi divina riportata inconfutabilmente anche dai Vangeli, che ha segnato la storia del Gesù storico.
Antonio Teseo
Caro Santo Padre papa Benedetto XVI,
Che la S. Sindone sia un'icona scritta col sangue, è vero; ma che il volto di Gesù ivi impresso sia di un cadavere, questo per me non è affatto vero. Figuriamoci se Dio Padre ci voglia far meditare qui sulla terra il volto cadaverico del Suo Figlio; e che speranza darebbe al suo popolo di questa generazione, quello di mostrarci un giorno il Cristo Risorto con il volto da morto?
Gesù, invece, come leggiamo anche nell'episodio di Lazzaro, ci ha dimostrato che Egli è il Cristo Vivente anche per i morti, e che il Suo Volto è sempre e solo luce; mai buio, tenebra o nascondimento. Lo Spirito del Padre è lo stesso Spirito del Figlio "alfa e omega". Se, dunque, con la morte in croce di Gesù, il Suo corpo prima della risurrezione era di un cadavere, il Suo Spirito, invece, non era morto con esso. Di Gesù non è risorto il Suo Spirito Santo (fonte e alito di Vita Eterna), ma nella luce è risorto "il Suo Corpo Incorrotto e la Sua Anima Santa". Come figli di Dio, allora, creati a Sua Immagine e Somiglianza, il nostro spirito, il nostro corpo e la nostra anima sono inscindibili "alla luce del Signore": ecco perché, se faremo sempre la Sua volontà e ci ciberemo sempre del Suo Pane di Vita Eterna (Eucaristia), un giorno diventeremo come degli angeli nella luce del Signore, per Cristo, con Cristo ed in Cristo.
Carissimo Santo Padre, se si leggono attentamente i Vangeli, si comprende che mentre i tre evangelisti sinottici ci parlano sinteticamente dell'atto terminale della sepoltura del corpo di Gesù, pronto per essere posto nella tomba avvolto con una sindone, il quarto evangelista Giovanni, invece, menziona anche un sudario che fu posto sulla faccia del Signore (rif. Gv. 11, 44; Gv. 20, 7-8), prima che il corpo fosse avvolto con il lenzuolo, perché egli fu testimone oculare di quando il cadavere fu preparato per la sepoltura secondo l'usanza dei giudei. "Giuseppe d'Arimatea, uomo ricco e discepolo di Gesù, aveva fatto portare da Nicodemo un grosso quantitativo di unguenti e di oli profumati e aveva usato il telo della S. Sindone di Torino e quello di Manoppello per onorare e ornare colui che era considerato dai discepoli "il Re dei Giudei". In origine, dunque, il famoso Sacro Mandylion comprendeva questi due teli finissimi e preziosi (Lc. 16,19) .
Quando nel terzo giorno dalla morte di Gesù, Pietro e Giovanni si recarono al sepolcro, videro il sudario, che solo Giovanni sapeva come era stato posizionato, non nel posto che gli competeva (probabilmente il velo di Manoppello era al di sopra del lenzuolo "sindone" come possiamo osservare anche nella raffigurazione del Codex Pray, Budapest (1192-1195), perché quella era la prova di un intervento divino con il quale Cristo aveva avuto il controllo assoluto sulla materia. Nel suo Vangelo, l'apostolo Giovanni non poté rivelare che cosa vide impressionato su quel bisso, perché si doveva attenere alla legge deuteronomica relativa all'idolatria; tuttavia egli lanciò un messaggio, avvolto nel mistero, per dire che per mezzo di esso lui era certo di credere nella risurrezione di Cristo. Oggi, noi invece possiamo contemplare in tutto il suo splendore il contenuto di queste sante immagini (del Volto Santo e della S. Sindone) alla luce dei Vangeli, perché Dio Padre ha glorificato il Volto della Redenzione e il Volto della Risurrezione di Cristo, suo Figlio".
Il sudario, ai tempi di Gesù, era un pezzo di stoffa che usavano i romani per asciugarsi il volto; ma era anche un drappo di tessuto, lungo circa 1 m. x 1 m. che veniva posto dagli ebrei sul capo di un morto, durante il procedimento di sepoltura.
Quindi, Santo Padre, prima di far credere al popolo di Dio che il volto di Gesù della S. Sindone sia relativo ad un cadavere, io credo che bisogna innanzitutto osservarlo bene, al fine di trovarvi elementi che magari rimandano ad un' immagine che si sarebbe ancor prima impressionato su un sudario. Sudario, che noi ritroviamo nel Volto Santo di Manoppello, "originariamente questo velo di bisso era proprio della misura di circa 1 m. x 1 m, ma poi nel XVIII sec. fu ritagliato da un Cappuccino di Manoppello e ridotto nella misura di 17 x 24 cm. come lo vediamo oggi racchiuso tra due vetri nell'ostensorio (rif. alla Relazione Istorica scritta da P. Donato da Bomba)" immagine raffigurante il Cristo Vivo e Risorto, perché, se sovrapposto, ci fa comprendere al meglio quella che invece è una figura indefinita sempre dello stesso Viso (Volto della S. Sindone). 

Come ho più volte detto nei miei
blog, le riproduzioni fotografiche
della S. Sindone e del Volto Santo
di Manoppello dovrebbero essere
venerate insieme in tutte le chiese
cristiane, perché esse ci permettono
di contemplare il Volto di Cristo
Pane della Vita Eterna
"S.S. Sacramento".
Nel Volto Santo e nel Volto della
S. Sindone, infatti, non contempliamo
soltanto il Volto della Passione e della
Risurrezione di Gesù Vivo, ma anche
l'espressione della Sua Umiltà, della
Sua Dolcezza, della Sua Grazia,
della Sua Mitezza, della Sua
Misericordia, del Suo Amore,
che devono ritrovarsi nel DNA
e nel cuore di ogni vero cristiano.
Questo Volto, come leggiamo nel
Vangelo del giorno (02/05/2010),
fu glorificato dal Padre nell'ultima
cena "come segno di redenzione,
perché proprio da quel momento
ebbe inizio la Passione di nostro
Signore Gesù e che ebbe poi fine
con la Sua Risurrezione dai morti".
Tutto ciò che contempliamo in questo
Volto noi lo meditiamo anche in
quello di Maria Santissima, serva
umile di nostro Padre.
Io sono dell'avviso che la Chiesa
non debba fossilizzarsi a pensare
quasi sempre alla morte in croce
di Gesù, come l'unico segno di
redenzione per l'ego della persona;
ma debba invece "Lodare,
Onorare e Glorificare"
in continuazione il Volto del
Vivente, occuparsi con ciò di
contemplare i volti di coloro
che soffrono, prestando loro aiuto,
e credere e sperare sempre nella
Gloria Eterna del Signore, fonte di
luce e di salvezza.
Santità
La S. Sindone di Torino non è per me
l'icona del Sabato Santo, bensì è l'icona
della Santa Domenica di Pasqua perché
il Volto reca l'immagine del Volto Santo
di Manoppello, figura proiettata ed
impressionata prima sul Sudario dalla
luce del Volto Vivo e Vero del Risorto.
Il velo di bisso del Sudario, come ci
ricorda Giovanni nel suo Vangelo,
fu posto sul capo di Gesù cadaverico
deposto dalla croce, il cui corpo fu poi
avvolto con una Sindone come
invece ci ricordano nei loro Vangeli i sinottici.

Antonio Teseo